VASTO – A seguito del comunicato del Collettivo Zona Fucsia, che denuncia il trattamento subito da una donna presso l’Ospedale di Vasto, intervengono i Giovani Democratici Abruzzo, esprimendo forte preoccupazione per quanto accaduto.
Secondo quanto riferito, la paziente sarebbe stata isolata in un corridoio, oggetto di sguardi giudicanti, e le sarebbero state fornite informazioni false e ideologiche. In particolare, la caposala le avrebbe detto che l’aborto non era possibile «perché bisognava prima sentire il battito del feto» e che «era troppo presto» per intervenire.
«Queste affermazioni sono scientificamente errate e gravi», sostengono i Giovani Democratici Abruzzo. «L’interruzione della gravidanza è legale e possibile anche nelle prime settimane, molto prima che si possa rilevare un battito cardiaco, che in quel periodo è solo un’attività elettrica, non un cuore che pompa sangue. Pertanto, l’affermazione che fosse “troppo presto” per procedere è completamente infondata. Queste dichiarazioni non sono un caso isolato, ma evidenziano un problema sistemico nelle strutture sanitarie, dove l’obiezione di coscienza e le convinzioni personali di alcuni operatori sanitari spesso ostacolano l’accesso all’IVG, ignorando la Legge 194/78 che garantisce questo diritto».
Il primario dell’Ospedale di Vasto ha smentito quanto denunciato, sostenendo che la donna è stata trattata «come tutte le altre» e che le informazioni ricevute erano corrette. Ha poi aggiunto che, a causa della carenza di medici non obiettori, l’ospedale ha temporaneamente sospeso la pos
«Diritto riservato a poche persone»
«Questa giustificazione mette in luce una carenza di personale non obiettore, facendo di fatto di un diritto un privilegio riservato a poche e rendendo impossibile avere accesso a un diritto», proseguono le e i Giovani Dem. «La situazione denunciata non riguarda solo l’Ospedale di Vasto, ma riflette un fenomeno più ampio di resistenza all’applicazione della Legge 194 in Abruzzo. La carenza di medici non obiettori e la diffusa disinformazione stanno creando ostacoli concreti per le donne abruzzesi che cercano di accedere a questa pratica sanitaria, compromettendo gravemente la loro libertà di scelta e la loro salute. È fondamentale che il sistema sanitario pubblico abruzzese garantisca il rispetto della legge e l’accesso equo ai servizi previsti, senza influenze ideologiche da parte degli operatori. Il diritto all’aborto è sancito dallo Stato e deve essere tutelato in modo imparziale e professionale in ogni ospedale, senza che convinzioni personali possano compromettere il diritto delle donne a decidere sul proprio corpo e sulla propria vita. Non possiamo più tacere su questo clima reazionario e lesivo dei diritti delle donne così come garantiti dalla legge 194. Per questo l’8 marzo abbiamo partecipato al grande corteo transfemminista di Pescara. Continueremo a lottare nelle piazze e nelle istituzioni e chiediamo che si sommi l’intervento in Consiglio Regionale dei consiglieri del Patto per l’Abruzzo, per portare nelle istituzioni un caso tanto grave».