CHIETI – L’Abruzzo si conferma una terra di imprenditrici: nel 2024, le province di Chieti e L’Aquila contano 19.328 imprese a conduzione femminile, pari a oltre il 20% del totale delle imprese. Di queste, 2.991 appartengono al settore artigiano. Numeri che collocano la regione al primo posto in Italia per incidenza dell’imprenditoria artigiana femminile con una quota del 22,4%, mentre la provincia di Chieti si posiziona al secondo posto a livello nazionale.
Un trend in crescita
Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Chieti L’Aquila, basati su informazioni della Confederazione nazionale e di Unioncamere-Infocamere, la provincia di Chieti conta 12.156 imprese femminili, pari al 28,1% del totale delle attività locali, dato che la colloca al terzo posto in Italia. Le imprese artigiane femminili sono invece 1.752, pari al 23,4% del totale (secondo posto a livello nazionale).
Nella provincia dell’Aquila, le imprese femminili sono 7.172 (24,4% del totale, 25ª posizione), mentre le artigiane si attestano a 1.239 (20,1%, 15ª posizione). Complessivamente, in Abruzzo, le imprese a guida femminile raggiungono quota 36.568, pari al 25,3% del totale (terza posizione nazionale), mentre quelle artigiane sono 6.053, rappresentando il 22,4% del settore.
Liberati: «Le imprenditrici, motore di crescita, ma servono politiche strutturali»
A commentare questi numeri è Erika Liberati, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Chieti L’Aquila: «I dati elaborati dal nostro Centro studi dimostrano che l’imprenditoria femminile, oltre a generare occupazione, è un motore strategico per lo sviluppo del territorio», afferma Liberati. «L’Abruzzo è al primo posto in Italia per l’incidenza di imprese femminili nell’artigianato: più di un’attività su cinque è a guida femminile».
Nonostante il trend positivo, restano le criticità: «Le imprenditrici si scontrano con una carenza di politiche a sostegno dell’occupazione femminile e con un welfare inadeguato, che non agevola la conciliazione tra lavoro e famiglia», sottolinea la presidente. «Servono misure stabili e strutturali, non interventi-spot. Inoltre, è fondamentale affrontare problemi che riguardano tutti gli imprenditori, come fisco, burocrazia, accesso al credito e infrastrutture, affinché anche le donne possano far crescere le loro attività».
La richiesta alla politica è chiara: «Ascoltare le nostre ragioni e investire seriamente sull’imprenditoria femminile, affinché diventi un pilastro della politica economica nazionale».