VASTO – In questa domenica 2 marzo, Don Domenico Spagnoli invita la comunità a riflettere sulle parole del Vangelo, che oggi ci consegnano due immagini potenti: la guida e la trave. La prima domanda che Gesù pone è “Può forse un cieco guidare un altro cieco?” Una domanda che, per Don Domenico, ci spinge a riflettere sulla qualità delle guide che scegliamo nella vita. Oggi, troppe volte ci affidiamo a ciò che leggiamo su internet, pensando di essere maestri di noi stessi, ma non possiamo ignorare che un vero maestro non è solo colui che ha conoscenza, ma soprattutto chi ha esperienza di vita, chi ha attraversato le difficoltà e ha imparato a soffrire e a risorgere ogni giorno.
Per Don Domenico, questa è l’umiltà che dobbiamo invocare: quella di riconoscere che non possiamo fare tutto da soli. Abbiamo bisogno di una guida che abbia camminato prima di noi e che, soprattutto, si lasci guidare dal Signore. Solo chi segue Cristo può diventare una guida autentica, in grado di trasmettere una luce che illumina e guarisce.
Un’altra immagine è quella della trave e della pagliuzza. Gesù ci esorta a togliere prima la trave che abbiamo nel nostro occhio, prima di cercare di rimuovere la pagliuzza nell’occhio degli altri. La riflessione di Don Domenico sottolinea quante volte siamo pronti a giudicare gli altri senza prima guardare noi stessi. Gesù ci invita a lavorare su noi stessi, a riconoscere le nostre imperfezioni e a non smettere mai di cercare la nostra crescita spirituale.
Per Don Domenico, l’umiltà è fondamentale. Solo con umiltà possiamo aiutare gli altri, accompagnarli con amore, senza mai dimenticare che siamo noi per primi ad avere bisogno della grazia del Signore. Solo quando riconosciamo ciò che non va nella nostra vita, possiamo permettere alla luce di Dio di entrare nel nostro cuore, guarendoci e trasformandoci. L’umiltà ci permette di aiutarci vicendevolmente, senza erigerci a giudici, ma come fratelli che camminano insieme.
Infine, Don Domenico riflette sull’immagine dell’albero e dei suoi frutti, dove Gesù ci invita a considerare i frutti che stiamo producendo con la nostra vita. Frutti buoni che nutrono gli altri e li portano verso la speranza, o frutti cattivi che non edificano e non servono a nulla? Secondo Don Domenico, la nostra vita sarà misurata dall’amore che sappiamo donare agli altri. È troppo facile giudicare, ma è importante chiedersi: “I miei frutti sono buoni? Sto davvero nutrendo la vita degli altri con il mio amore e la mia testimonianza?”
In questa domenica, siamo invitati a chiedere la grazia dell’umiltà, a riconoscere i nostri limiti, e a permettere a Cristo di essere la nostra guida. Solo così possiamo diventare autentiche guide per gli altri e produrre frutti buoni, che edificano e nutrono la vita cristiana.