ABRUZZO – Negli ultimi giorni, il quadro della sanità abruzzese è emerso in tutta la sua gravità, confermando le preoccupazioni sollevate dal governo e dai centri studi nazionali. La Regione Abruzzo, terzultima in Italia per qualità dei servizi erogati, affronta una situazione difficile, con un debito sanitario vicino ai 200 milioni di euro e un saldo negativo della mobilità sanitaria pari a 108 milioni di euro nel 2023. Questo è quanto emerge in una nota a nome di Massimo Cialente (Coordinatore Tavolo Sanità PD Abruzzo), Valentino Grossi (Coordinatore Tavolo Sanità PD Abruzzo) ed Emanuela Di Giovambattista (Coordinatrice Segreteria Regionale PD Abruzzo).
Secondo i rappresentanti PD, le cause di questo stato di crisi sono molteplici e, sebbene una parte delle difficoltà sia legata al definanziamento del Fondo sanitario nazionale e al blocco delle assunzioni deciso a livello nazionale, la situazione abruzzese si è aggravata per mancanza di scelte programmatiche, inefficienze amministrative e sprechi. Il risultato di questi fattori è un deficit finanziario crescente, che ha portato a una progressiva riduzione delle prestazioni e a un aumento delle liste d’attesa.
Il Partito Democratico dell’Abruzzo, attraverso il coordinamento dei tavoli tematici sulla sanità, ha lanciato un appello affinché si avvii un confronto tra le forze democratiche della regione. È necessario, secondo il PD, una riflessione condivisa per analizzare le cause del declino della sanità regionale e individuare soluzioni concrete. Questo tavolo di lavoro dovrebbe coinvolgere non solo le istituzioni politiche, ma anche operatori sanitari, cittadini e organizzazioni sociali.
Uno degli aspetti più problematici è il saldo negativo della mobilità sanitaria interregionale, che ha visto la Regione perdere, nel 2023, ben 108 milioni di euro. Questo risultato è in parte legato alla mancanza di servizi o strutture adeguate sul territorio, come nel caso delle alte specialità o degli interventi complessi, e alla lunga durata delle liste d’attesa. A questi fattori si aggiunge la scarsa fiducia dei cittadini nelle strutture sanitarie locali, che li spinge a cercare cure in altre regioni, dove la qualità dei servizi è percepita come più elevata.
Secondo un’analisi dei dati sulla mobilità sanitaria, la situazione è aggravata dalla scarsa occupazione dei posti letto nelle strutture pubbliche abruzzesi e dalla presenza di specialità duplicate. Ad esempio, nel 2023, per quanto riguarda gli interventi di protesi d’anca, le strutture private hanno effettuato quasi 3.000 interventi all’anno, mentre le strutture pubbliche si sono fermate a circa 2.000. Questo indica che, pur esistendo una rete ospedaliera ampia, molte strutture non raggiungono il pieno potenziale.
Per affrontare questa crisi, il PD propone un’analisi approfondita dei dati sulla mobilità sanitaria, sia attiva che passiva, al fine di individuare le cause dei problemi e le possibili soluzioni. Tra le principali proposte c’è quella di concentrare gli investimenti in uno o due centri di eccellenza per ogni specialità, migliorando la qualità dei servizi e attrarre professionisti di valore. L’obiettivo è creare una rete di centri di riferimento regionale che possano garantire prestazioni di alta qualità e ridurre la necessità di mobilità sanitaria passiva.
Inoltre, il PD suggerisce di avviare una collaborazione con le Facoltà mediche regionali per sviluppare questi centri e migliorare l’attrazione dei professionisti sanitari. Investire nel capitale umano, offrendo opportunità di crescita professionale, è considerato un passo fondamentale per invertire la tendenza e migliorare la qualità dei servizi sanitari in Abruzzo.
L’approccio proposto punta quindi a rendere la rete ospedaliera regionale pienamente operativa, evitando sprechi e assicurando prestazioni di alta qualità che possano rispondere alle esigenze dei cittadini abruzzesi. In questo modo, si potrebbe non solo ridurre la mobilità passiva, ma anche promuovere la mobilità sanitaria attiva, facendo in modo che l’Abruzzo diventi un polo di attrazione per i pazienti provenienti da altre regioni.