VASTO – Si è svolta ieri, al Teatro Rossetti di Vasto, la presentazione del libro “Un ossimoro da cancellare. Misure di sicurezza e case di lavoro“, scritto da Giulia Melani con i contributi di Franco Corleone, Katia Poneti e Grazia Zuffa. Il titolo stesso del volume è un’inevitabile contraddizione che non lascia spazio a fraintendimenti: misure di sicurezza che, lungi dal garantire una vera reintegrazione nella società, finiscono per compromettere ogni possibilità di riscatto per chi ha scontato una pena. Le “case di lavoro”, infatti, oggi più che mai dovrebbero appartenere al passato, ma sono ancora una realtà viva e pulsante, a Vasto come in altre città.
Non è una novità che il sistema penale italiano sia invecchiato, con misure che sembrano più un retaggio di tempi lontani che una risposta alle esigenze della giustizia contemporanea. Le “case di lavoro” sono un esempio lampante di un impianto giuridico che fatica a rinnovarsi e ad adattarsi ai tempi. A Vasto, una di queste realtà è ancora attiva. Sia il sindaco Francesco Menna che l’assessore alla Cultura Nicola Della Gatta hanno appoggiato con convinzione le tesi degli esperti intervenuti, poiché il fenomeno delle case di lavoro non è più una mera teoria giuridica, ma una condizione concreta che tocca da vicino la comunità.
Nel corso della presentazione, i contributi degli esperti sono stati chiarissimi. Giulia Melani e i suoi relatori, tra cui il deputato Riccardo Magi (+Europa), primo firmatario della proposta di legge di modifica al Codice Penale (AC. n.158 del 13 ottobre 2022), hanno sottolineato l’urgenza di una riforma. Una riforma che non può più essere procrastinata, visto che le misure di sicurezza come quelle legate alle “case di lavoro” non solo non rispondono più alle necessità di un sistema penale evoluto, ma diventano esse stesse parte di un sistema di punizione che non ha alcuna ragione di persistere.
Monsignor Bruno Forte, presente all’evento, ha definito queste strutture «barbare», un giudizio netto che non ammette interpretazioni sulla gravità della situazione. Anche Franco Corleone, già sottosegretario alla Giustizia e Garante dei detenuti della Regione Toscana, ha utilizzato un’espressione significativa per descrivere questo tipo di realtà, parlando di un «ergastolo bianco», un concetto che racchiude tutta la disperazione di un sistema che non sa come rieducare o reintegrare, ma solo come escludere. Ed è proprio questo il cuore del problema.
La riforma proposta da Riccardo Magi rappresenta una speranza concreta di cambiamento. Si tratta di un intervento legislativo che va nella direzione di un’umanizzazione del sistema penale, in cui la sicurezza non venga più intesa come una mera reclusione, ma come una vera e propria opportunità di reinserimento.