di Anna Bontempo
VASTO – Vasto adotta l’ordinanza contro palloncini e lanterne, ma dimentica le cassette di polistirolo. A distanza di ben quattro mesi dalla delibera di giunta che dava indirizzo agli uffici di predisporre il provvedimento per vietare la dispersione nell’ambiente di palloncini, lanterne cinesi, nastri colorati, coriandoli e cassette di polistirolo, il sindaco Francesco Menna ha firmato la tanto attesa ordinanza che mette al bando il materiale plastico. Bene, benissimo. Peccato che nel provvedimento emanato il 12 febbraio non si faccia alcun cenno alle cassette di polistirolo, il nemico numero uno dell’ambiente, che pure venivano citate nella delibera di giunta n. 226 del 25 ottobre 2024 insieme agli ombrelloni hawaiani (tre anni di tempo per eliminarli). L’ordinanza inoltre – vale la pena sottolinearlo – ha validità fino al 31 dicembre 2025 in «via sperimentale» .
Polistirolo pericolo per l’ambiente
Le spiagge italiane traboccano di polistirolo, per lo più proveniente dalle cassette usate dai pescatori per sistemare il pescato mentre sono in mare. In Italia si stima che ogni anno vengano consumati 10 milioni di cassette di polistirolo, in modalità “usa e getta”. Per avere un’idea dell’impatto complessivo basta pensare che una sola cassetta, quando finisce in mare e si sfalda, può produrre oltre un milione di microplastiche, che poi entrano nelle catene alimentari dei pesci e quindi di riflesso anche dell’uomo.
Uno dei punti che più chiamano in causa la scienza è trovare alternative che siano al tempo stesso “verdi” e realistiche a materiali usatissimi come il polistirolo. «È un problema tecnologico e ambientale molto complesso», dicono gli esperti, «perché il polistirolo è un materiale espanso rigido – quindi adatto a fare cassette come quelle dei prodotti ittici, ma anche le vaschette per carne e verdura che troviamo al supermercato – con delle ottime proprietà meccaniche. È molto resistente. Anche quando viene espanso tantissimo. È leggerissimo (può pesare anche solo 3 kg al metro cubo), e questo facilita il trasporto ma purtroppo fa anche sì che sui pescherecci o sulle piattaforme marine di coltura ittica, basti una folata di vento per far volare in mare questi contenitori».
Insomma una soluzione va trovata, insieme ai pescatori e agli operatori del settore. Un mare inquinato non giova a nessuno.