SULMONA – Due cellulari e una modica quantità di sostanza stupefacente sono stati sequestrati ieri dalla Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Sulmona. Due operazioni distinte, entrambe condotte con tecniche mirate e fondate sull’imprevedibilità dell’intervento, hanno consentito il sequestro dei dispositivi e della droga, dimostrando ancora una volta la qualità del lavoro svolto dagli agenti.
La prima operazione è avvenuta in un orario insolito rispetto alle perquisizioni ordinarie, cogliendo di sorpresa il detenuto e permettendo agli uomini al comando del Primo Dirigente Alessandra Costantini di recuperare facilmente il cellulare illegale. Il secondo intervento, ancora più inaspettato, si è svolto addirittura nel cuore della notte, sorprendendo un detenuto mentre stava utilizzando il dispositivo telefonico.
In entrambi i casi, è stata determinante la combinazione tra l’intelligenza tattica e la capacità operativa degli agenti penitenziari, a conferma dell’elevato livello di professionalità raggiunto dal corpo di Sulmona. Questo successo rende sempre più difficile per i detenuti portare avanti attività illecite, come mantenere contatti con l’esterno tramite telefoni cellulari, rischiando pene aggiuntive che, in caso di recidiva, possono arrivare fino a 4 anni di carcere.
L’apprezzamento del Segretario Generale SPP Mauro Nardella
A sottolineare il valore dell’operazione è stato il Segretario Generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (SPP), Mauro Nardella, che ha espresso parole di elogio per l’ottimo lavoro svolto dai colleghi. Sempre attento a difendere i diritti di tutti, detenuti compresi, Nardella ha però lanciato un monito sulla necessità di potenziare la prevenzione con tecnologie adeguate.
«Nulla si sta facendo in maniera strutturale, a parte l’utilizzo di un cattura-drone mobile», ha dichiarato Nardella, evidenziando la necessità per lo Stato di dotarsi di strumenti tecnologici all’avanguardia per contrastare i nuovi fenomeni legati alle tecnologie moderne. «Se non ci si adegua in tempi brevi, sarà una battaglia persa in partenza».
Nardella ha poi sottolineato un problema di fondo: il prezzo che si sta già pagando in termini operativi. «Oggi i poliziotti penitenziari sono spesso distolti dal loro ruolo originario, che dovrebbe includere anche un’importante funzione trattamentale, non solo repressiva. Questo è ciò che vorrebbero la Costituzione e la legge di riforma della Polizia Penitenziaria».
L’amarezza nelle parole del segretario nazionale SPP è evidente: la mancanza di interventi preventivi rischia di compromettere ulteriormente il delicato equilibrio tra controllo e rieducazione nelle carceri italiane.