ABRUZZO – Il 2024 si chiude con un bilancio tragico per le morti sul lavoro, confermando l’emergenza anche in Abruzzo. Sono 17 le vittime registrate nella regione in occasione di lavoro, un dato che colloca l’Abruzzo in zona gialla nella classificazione nazionale dell’indice di incidenza delle morti sul lavoro, tra le regioni con valori inferiori al +25% rispetto alla media nazionale (34,1 morti per milione di lavoratori).
Il settore delle Costruzioni si conferma il più pericoloso, seguito da Trasporti, Magazzinaggio e Attività Manifatturiere, riflettendo una tendenza che rispecchia quanto avviene a livello nazionale, dove le Costruzioni da sole hanno contato 156 decessi.
Profili a rischio: stranieri e lavoratori anziani
I dati confermano che in Abruzzo, come nel resto del Paese, i lavoratori stranieri sono soggetti a un rischio di infortunio mortale decisamente superiore rispetto agli italiani. A livello nazionale, infatti, l’incidenza tra gli stranieri è pari a 74,2 decessi ogni milione di lavoratori, contro i 29,7 degli italiani.
Le fasce di età più esposte sono quelle dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con un’incidenza di 138,3 decessi ogni milione di occupati), seguite dai lavoratori tra 55 e 64 anni, che rappresentano il gruppo più numeroso tra le vittime.
Il fenomeno nella distribuzione settoriale
Oltre alle Costruzioni, anche le Attività Manifatturiere e il settore del Commercio hanno registrato un elevato numero di incidenti e denunce di infortunio. Nonostante i dati regionali specifici per i singoli settori non siano stati forniti nel dettaglio, è plausibile supporre che questa tendenza riguardi anche l’Abruzzo, in cui i settori produttivi principali corrispondono a quelli più colpiti a livello nazionale.
Denunce di infortunio stabili
Le denunce totali di infortunio nel 2024 in Italia sono rimaste pressoché stabili rispetto all’anno precedente (+0,7%), passando da 585.356 a 589.571. Nonostante il dato nazionale non segnali grandi variazioni, anche l’Abruzzo deve fare i conti con il fenomeno degli infortuni non mortali, specialmente nei settori ad alto rischio come la manifattura e i trasporti.
Una riflessione necessaria
Dietro a queste tragedie ci sono spesso cause strutturali: carenze nella formazione e nella sicurezza sul lavoro, precarietà occupazionale e lacune nell’organizzazione aziendale. «Occorre intervenire con politiche di prevenzione più incisive», sottolineano gli esperti, «e investire in formazione e tecnologie avanzate per tutelare la salute e la vita dei lavoratori».