CUPELLO – Camillo D’Amico affronta con determinazione la questione dell’invasione dei cinghiali nel territorio, un problema che, secondo D’Amico, la politica ha trattato con timidezza, temendo di urtare gli interessi di gruppi potenti come i cacciatori, gli animalisti e gli ambientalisti. D’Amico critica la mancanza di soluzioni concrete e rapide per arginare il problema, evidenziando che l’attuale gestione, tra caccia e gabbie di cattura, risulta inefficace senza un impegno costante e senza un approccio realistico:
«La problematica dell’alto numero di cinghiali nel territorio è questione antica che la Politica, tutta e di ogni coloritura, ha affrontato sempre con estrema timidezza senza trovare il necessario coraggio per porla a soluzione per la sola ragione di non calpestare troppo gli interessi dei potenti ”partiti” dei cacciatori, animalisti ed ambientalisti. Tutto ciò con buona pace di agricoltori, automobilisti e cittadini tutti. La caccia, in ogni sua forma, è un buon palliativo ma non risolutivo del problema, il ricorso alle gabbie di cattura sono sicuramente efficaci nelle aree di riserva protette, giustamente inaccessibili alle ”doppiette”, devono trovare continuità altrimenti risultano solo buoni spot pubblicitari per il politico di turno; la facile denuncia contro ogni forma di abbattimento o contenimento, cui solitamente ricorrono animalisti ed ambientalisti senza proporre valide e concrete soluzioni alternative, altro non sono che una facile ”distrazione di massa”. A fronte di tutto ciò è necessario essere realisti e chiedere alla Politica ed alle Istituzioni a ogni livello di assumersi le proprie responsabilità rifuggendo da ogni interesse particolare. Si assumano tutte le decisioni utili e pertinenti senza ulteriore perdita di tempo. L’esercizio dell’attività agricola è una professione e va tutelata al pari delle altre attività produttive. La circolazione veicolare va assicurata senza lesinare alcuna energia ed ogni azione utile allo scopo perseguita senza risparmio. Il numero degli ungulati nel territorio, con particolare riferimento ai cinghiali, è ancora elevato e risulta estremamente incongruente e pericoloso per la sicurezza dei cittadini e delle coltivazioni agricole. Si agisca in fretta e con determinazione senza tenere conto di chi guarda agli interessi di una parte qualsiasi essa sia. SI tenga conto, una volta per tutte, che l’agricoltura fornisce il bene primario alla popolazione, che è l’alimentazione, gli operatori del settore i veri tutori dell’ambiente e chi esercita una passione, come la caccia, lo fa per diletto e non per professione; inoltre, chi viaggia per le nostre disastrate strade, già ai limiti della sicurezza, non cerca altri pericoli provocati da cinghiali od altri ungulati».