CASOLI – La chiusura nelle ore notturne del Punto di Primo Intervento (PPI) di Casoli è stata decisa in seguito alla carenza di medici dell’emergenza e alla necessità di ottimizzare le risorse disponibili. Lo ha spiegato Thomas Schael, Direttore generale della Asl, motivando il provvedimento con la priorità di impiegare i medici nei Pronto Soccorso, dove l’afflusso di pazienti è costante sia di giorno sia di notte.
La decisione è parte del Programma di riordino dei Punti di Primo Intervento delineato dal CREA, Comitato Regionale Emergenza-Urgenza Abruzzo, che già nel 2017 aveva previsto la trasformazione del PPI di Casoli in una struttura operativa 12 ore (H12). Schael ha sottolineato che il territorio non rimarrà privo di assistenza nelle ore notturne, grazie alla presenza del servizio 118 con ambulanza medicalizzata e automedica, oltre alla Continuità assistenziale.
Il provvedimento, impugnato dal sindaco di Casoli, Massimo Tiberini, davanti al TAR, è al centro di una controversia giudiziaria in attesa di sentenza. Nel frattempo, il TAR ha stabilito che, nonostante la chiusura notturna del PPI, debba essere garantita la presenza di un medico nelle ore interessate. Per ottemperare a tale disposizione, l’Azienda ha avviato un bando per individuare professionisti disponibili a prestare servizio notturno, retribuito come lavoro straordinario.
Schael ha evidenziato che il PPI di Casoli, con 5.069 accessi nel 2023 e 2.824 nei primi dieci mesi del 2024, rientra nei criteri regionali che assegnano al 118 i punti con casistica inferiore ai 6.000 passaggi annui. Questa misura si è resa necessaria a causa della carenza di specialisti dell’emergenza a livello nazionale, che ha messo in difficoltà l’organizzazione dei turni anche nei principali ospedali della provincia, come quello di Lanciano.
La riorganizzazione, secondo Schael, è stata attuata con l’obiettivo di garantire la salute collettiva, ottimizzando le risorse in modo sostenibile e senza compromettere la sicurezza dei cittadini. La Direzione intende difendere le scelte compiute anche in sede di Consiglio di Stato, sottolineando che esse sono basate su criteri chiari e non su logiche punitive verso il territorio.