di Anna Bontempo
CUPELLO – «Gli organi superiori del partito, che hanno permesso o tollerato tale situazione, devono assumersi la loro parte di responsabilità». Gianluca Garofalo, uno dei quattro coordinatori della lista Officina Cupello, commenta la notizia sulla sospensione per la durata di due anni dal Pd dell’ex segretaria di circolo Graziella Costantini e di altri due esponenti democratici, Michele D’Alberto e Giulio Pasquale. La sanzione è stata applicata dalla Commissione di garanzia regionale per aver appoggiato e partecipato ad una lista alternativa a quella sostenuta dal Pd. L’organismo, presieduto da Elisabetta Merlino, ha ribaltato il provvedimento della Commissione di garanzia provinciale che nel comportamento dei tre dem non aveva intravisto alcuna violazione dello Statuto, ravvisata, al contrario, dalla Commissione di secondo grado.
«Sebbene i loro comportamenti non siano giustificabili, è importante riflettere sul contesto in cui queste azioni sono maturate», sostiene Garofalo, «le “vittime non innocenti” hanno certamente sbagliato, ma il problema non si esaurisce con la loro punizione.
La vicenda nasce dalla presentazione di una lista non autorizzata, una scelta che non può essere attribuita unicamente agli iscritti sospesi. Gli organi superiori del partito, che hanno permesso o tollerato tale situazione, devono assumersi la loro parte di responsabilità. Senza un intervento chiaro sulle dinamiche decisionali e sulle lacune nella gestione interna, il rischio è che queste situazioni si ripetano. Il pluralismo e la partecipazione sono valori centrali del Pd, ma devono essere regolati da trasparenza e rispetto delle regole comuni. Non basta colpire chi ha agito sul territorio: è necessario intervenire su chi, a livelli più alti, ha avallato o chiuso un occhio su iniziative contrarie alla linea del partito».
Quella della Commissione di garanzia regionale è una decisione definitiva e non appellabile che mette fine ad una querelle iniziata lo scorso aprile, a ridosso delle elezioni amministrative che videro in campo due liste di centrosinistra: «Officina Cupello» con candidato sindaco Dario Leone e «Cupello nel cuore» con Marco Antenucci, contendersi lo scranno più alto del piccolo comune insieme alla lista civica «Semplicemente Cupello» della sindaca uscente e poi riconfermata, Graziana Di Florio che vinse le elezioni per uno scarto di appena 34 voti. Se il centrosinistra non fosse andato diviso e un pezzo del Pd non avesse appoggiato la candidatura di Antenucci, la corsa verso il comune del candidato di Officina Cupello non avrebbe incontrato ostacoli.
La decisione presa dalla Commissione di garanzia regionale è quindi uno strascico delle amministrative di primavera che furono precedute da una guerra interna al Pd e da una situazione a dir poco paradossale: la presenza di due circoli e di due segretari – Adelmo D’Alò e Costantini – in un paese di appena 4.800 abitanti. In questo caso a dirimere la querelle fu la Commissione di garanzia provinciale che, pronunciandosi sulla questione, ritenne «legittima» l’elezione di D’Alò alla luce delle dimissioni rassegnate dalla ex segretaria Costantini. Si chiuse così, con un epilogo inatteso – tutti pensavano si andasse verso il commissariamento – il contenzioso fra D’Alò, che ha appoggiato la candidatura di Leone e Costantini che ha sostenuto quella di Antenucci nella cui lista si era candidata insieme a D’Alberto e Pasquale.
Costantini si era dimessa da segretaria del Pd il 3 dicembre 2023, annunciando tale decisione con un comunicato stampa. A distanza di una ventina di giorni veniva riunito il direttivo che convergeva su D’Alò, la cui elezione è stata dichiarata legittima dagli organi del partito.