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29 Settembre 2024
Emanuele FiorebyEmanuele Fiore

Campo largo e laboratorio politico a Vasto e in Abruzzo

Chi si coalizza vince, chi non si coalizza perde

Progetto senza titolo 2024 09 29T082727.348

di Nicola D’Adamo

VASTO – Il popolo di centrosinistra invoca l’unità, ma raggiungere accordi è difficile. Ieri a Chieti la Festa dell’Unità: dopo 20 anni «si torna tra la gente»

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In Italia stiamo vivendo un momento politico particolare in cui chi si coalizza vince, chi non si coalizza perde. L’esempio è sotto gli occhi di tutti. La destra pur con i tanti distinguo alla fine riesce a trovare una sintesi e vince. La sinistra invece è in continuo dibattito interno, non giunge mai ad una conclusione e perde.

È così il dibattuto processo per il cosiddetto «Campo Largo» – a cui lavora il PD per costruire una forte coalizione per competere con la destra – di giorno si fa e la notte si disfa, un po’ come la tela di Penelope. È successo anche l’altro ieri in Liguria dove Italia Viva di Renzi dopo il veto del M5S ha deciso di abbandonare la coalizione.

Ma il Campo Largo ha un futuro? Secondo alcuni sì, perché è l’unico modo in Italia per creare un’alternanza democratica. Il problema è che alcuni capi-partito non riescono ancora a capire che in democrazia per governare bisogna superare il 50% dei consensi; e se non ce l’hai ti devi alleare. Questo concetto è chiaro a tutto il popolo di centrosinistra che invoca l’unità, ma non ai dirigenti di alcuni partiti, come il M5S che non ancora capisce che, se vuole tornare a governare, deve fare un’alleanza «stabile» con il PD; oppure come Renzi e Calenda che devono ancora decidere se stare a destra o a sinistra. Da rilevare comunque che questi processi non sempre seguono la via della politica, ma spesso passano attraverso personalismi, calcoli e interessi di parte. Mentre per vincere ognuno dovrebbe fare un passo indietro e cercare di raggiungere, a livello nazionale e locale, un accordo su pochi punti fermi e saldi e andare avanti.

Il dibattuto tema del «Campo Largo» dunque è sempre di attualità e viene spesso presentato anche in periferia con roboanti annunci, come questo del PD provinciale qualche giorno fa: «Partirà dalla Festa dell’Unità di Chieti un laboratorio politico per il rafforzamento della coalizione di centro sinistra». Aggiungendo un concetto che va sempre bene: «Vogliamo offrire ai cittadini l’opportunità di partecipare attivamente alla vita politica per costruire insieme il futuro del nostro territorio».

In realtà ieri la Festa dell’Unità di Chieti – la prima dopo 20 anni – è stato un modo per riaprire i cantieri, per riavviare un confronto positivo con la gente, sia sui grandi temi di attualità nazionale come autonomia differenziata e informazione del servizio pubblico; che sulle emergenze abruzzesi come sanità, crisi idrica, problemi dell’automotive, agricoltura e siccità. Ma al di là delle approfondite analisi, il cosiddetto «laboratorio politico» non ha prodotto grandi strategie per la riorganizzazione del partito a livello provinciale, a parte l’annuncio della disponibilità a organizzare le Primarie – se necessario – per individuare il candidato a Sindaco di Chieti, invece che ricandidare automaticamente il sindaco uscente Ferrara.

Ma il dilemma del «Campo Largo» ce l’ha solo il PD? Non proprio. A Vasto il problema ce l’ha il centrodestra che, se non riesce a ricompattare «convintamente» tutte le sue componenti, non vincerà mai le elezioni, anche se in teoria si presenta compatto seguendo il rigido modello di coalizione nazionale.

Per tutti i partiti comunque la sfida non sta solo nella formazione delle coalizioni per vincere le elezioni, ma soprattutto nel cercare di riallacciare un rapporto con il proprio elettorato, dopo il vistoso calo dell’affluenza. Specialmente per il centrosinistra – dicono gli attivisti – la priorità è «tornare tra la gente», perché sta emergendo che nella comunicazione politica i social media hanno un ruolo importante, ma non bastano. Il rapporto diretto fa la differenza.

Quindi la vera riorganizzazione spesso passa attraverso la «partecipazione» alla vita del partito, datosi che spesso gli eletti fanno scelte a proprio piacimento, dimenticandosi che esiste una Direzione del partito a cui far riferimento; che esistono centinaia di altri candidati non eletti che hanno determinato la vittoria mettendoci la faccia; e che ci sono migliaia di cittadini che hanno avuto fiducia in loro o nel loro schieramento.

Questo atteggiamento autoreferenziale degli eletti non è un bene per il partito perché come si diceva una volta «i sindaci passano, il partito resta». E il partito, per «restare», deve essere in sintonia con il suo elettorato e continuamente vigilare sulle scelte dell’amministrazione, come si faceva una volta.

Ed a proposito di «partecipazione», singolare a Vasto è la richiesta da parte di un bel gruppo di importanti associazioni locali per l’attuazione dello Statuto Comunale in merito ai principi di partecipazione e trasparenza. In sostanza lo Statuto comunale, approvato nell’aprile 2007, rimandava l’applicazione di tali articoli ad un «Regolamento» da redigere entro 180 giorni. Sono passati 14 anni di centrosinistra, il «Regolamento» non esiste ancora. Pertanto gli istituti di partecipazione e di consultazione dei cittadini (artt. 6, 12, 13, 24, 27) restano sulla carta.

A livello regionale invece, sempre restando a sinistra, c’è da registrare la notizia che la neo nata associazione “25 aprile – Abruzzo Progressista” con sede a Pescara ha eletto alla presidenza Paola Cianci assessore a Vasto. L’iniziativa è un tentativo per coinvolgere le forze più vive e far ripartire la politica a livello regionale. E il sodalizio non risparmia critiche: «La verità è che un tempo la forza del centrosinistra abruzzese era in una classe dirigente plurale, radicata e presente nei territori, a fianco a capacità di elaborazione di una visione di sviluppo della regione», si legge in un comunicato del 7 agosto. «Oggi questi punti di forza sembrano smarriti. Il centrosinistra abruzzese non riesce a valorizzare una classe dirigente giovane, competente e preparata che pure esiste nei territori». E non propone da tempo una visione dello sviluppo regionale, che faccia i conti con i cambiamenti radicali cui la nostra regione va incontro. Dopo aver elencato le maggiori emergenze del momento il sodalizio concludeva con un appello: «Su questi temi chiediamo un confronto al PD Abruzzo, al suo gruppo dirigente, ai consiglieri regionali, ai parlamentari, a tutte le forze del centrosinistra nonché ai raggruppamenti civici alternativi alla destra, con i quali vogliamo avviare un dialogo proficuo per contribuire alla costruzione di un’alternativa democratica e progressista per l’Abruzzo».

Nei prossimi mesi vedremo se queste idee su partecipazione, campo largo, laboratorio politico e altro, saranno raccolte dalle forze progressiste. E soprattutto se si ha veramente intenzione di risolvere i problemi della gente. A proposito in Regione c’è qualcuno che si sta occupando della crisi idrica?

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Tags: campo largocentrosinistracentrosinistra vastoeditorialinicola d'adamo
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