ABRUZZO – In occasione della giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro, la Cgil Abruzzo e Molise ha inviato una lettera al Presidente della Regione Abruzzo per rivendicare politiche sanitarie che permettano alle donne di interrompere una gravidanza in modo sicuro e sereno.
La piena attuazione della 194 in Abruzzo è di fatto un percorso a ostacoli con il suo alto tasso di medici obiettori, parliamo dell’ 83,8% con una media nazionale che si aggira intorno al 64% . Si aggiunge all’istituto dell’obiezione anche una certa intolleranza all’utilizzo delle procedure abortive farmacologiche.
A preoccupare è anche l’emendamento inserito nell’ultimo decreto Pnrr, votato dal Senato, che apre le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste. Una decisione che va contro la Legge 194 e contro l’autonomia e la libertà delle donne.
A distanza di pochi giorni dall’approvazione dell’emendamento, le Organizzazioni sindacali, unitariamente, avevano prontamente chiesto alla Regione Abruzzo, formalmente, sull’esempio della Toscana, Puglia ed Emilia Romagna, di fare muro contro l’ingresso nei consultori delle associazioni ProVita, di non dar seguito al suddetto provvedimento. Si erano pertanto resi disponibili ad un incontro per un’analisi approfondita dei dati relativi ai consultori e alla loro organizzazione, ma a distanza di mesi non c’è stato alcun riscontro.
Chiediamo pertanto di garantire:
- l’accesso a un aborto libero e sicuro attraverso strutture e personale non obiettore in numero adeguato
alle esigenze e alle caratteristiche geografiche dei diversi territori; - tempistiche certe di pieno rispetto della volontà e della salute delle donne;
- il ricorso alle pratiche di IVG più sicure e meno invasive per il corpo delle donne attraverso l’adempimento
della Circolare del Ministero della Salute dell’agosto del 2020 sull’Aborto farmacologico e il recepimento
delle linee guida; - il rispetto del target minimo di un consultorio pubblico ogni 20 mila abitanti;
- assunzioni del personale necessario per garantire i servizi di prossimità e la multidisciplinarietà;
- il divieto per le associazioni antiabortiste di entrare nelle strutture pubbliche dove si effettua la prima visita e l’accesso all’IVG per garantire la libera scelta delle donne.
«Con questo nuova richiesta la Cgil intende ribadire che affinché il diritto all’aborto sicuro e libero sia garantito, continuerà a monitorare i dati, l’incidenza del fenomeno dell’obiezione di coscienza e la presenza e operatività dei consultori e delle strutture sanitarie, a partire dai territori», hanno concluso infine dalla sigla sindacale.