VASTO – Don Domenico Spagnoli, in questa domenica del 22 settembre, ha voluto offrire una riflessione su una delle fragilità più diffuse nella società contemporanea: la paura di non essere all’altezza. Questo timore, osserva, affligge in particolare i giovani, ma tocca anche tutti noi. Di fronte alle insicurezze della vita, spesso si cerca rifugio in esperienze che allontanano dalla realtà: molti ragazzi si nascondono dietro ansiolitici o cercano evasioni per sfuggire al senso di inadeguatezza che li opprime.
Don Domenico sottolinea che non sono solo i giovani a soffrire di questa paura. Anche gli adulti, spesso inconsapevolmente, si lasciano inghiottire da un circolo vizioso di competizione e confronto, in cui l’ansia di mostrarsi sempre all’altezza porta a celare le proprie fragilità. La paura di sembrare deboli e vulnerabili diventa un motore che spinge molti a vivere costantemente sotto pressione, cercando di dimostrare di essere migliori degli altri.
Riflettendo sul Vangelo, Don Domenico richiama l’episodio in cui gli Apostoli di Gesù, lungo il cammino, invece di meditare sulle parole del Maestro, iniziano a discutere tra loro su chi fosse il più grande. Gesù aveva appena rivelato loro che sarebbe stato rifiutato, ucciso e poi risorto, invitandoli a comprendere il significato del dono totale di sé. Tuttavia, gli Apostoli, colti dalla paura di affrontare una verità così profonda, preferirono rifugiarsi nella competizione, cercando di stabilire chi tra loro fosse il più apprezzato dal Maestro.
«Quanti discorsi simili facciamo anche noi», osserva Don Domenico. «Quante volte misuriamo il nostro valore o l’amore che riceviamo confrontandoci con gli altri, invece di accettare e valorizzare ciò che siamo davvero?» La competizione e la rivalità nascono, secondo Don Domenico, dall’incapacità di trovare pace in ciò che siamo. Spesso ci sentiamo insoddisfatti del nostro posto nel mondo, anziché potenziare i nostri talenti e dare il meglio di noi stessi.
Ma Gesù, continua Don Domenico, ci offre una via per uscire da questo circolo vizioso. Il suo insegnamento è chiaro: chi vuole essere il primo deve farsi servo di tutti. «Questo non è un invito a sminuirci,» spiega il sacerdote, «ma piuttosto a riscoprire il valore dell’umiltà, del servizio, della generosità.» Il segreto della pace interiore, afferma Don Domenico, si trova nel donarsi agli altri partendo da ciò che siamo veramente, senza cercare il riconoscimento esterno, ma accettando la nostra unicità e mettendola al servizio degli altri.
Nel suo discorso, Don Domenico ricorda il gesto di Gesù che abbraccia un bambino, simbolo di chi, nella società dell’epoca, non aveva alcun potere o prestigio. «Accogliere l’ultimo, il più debole, significa riscoprire il valore dell’amore gratuito e incondizionato. Gesù ci chiede di accogliere chi è emarginato, chi è fragile agli occhi del mondo, perché è proprio nell’amore per gli ultimi che si manifesta la vera grandezza.»
Don Domenico conclude con un forte messaggio di speranza: «Siamo felici nella misura in cui la nostra vita diventa preziosa per gli altri. La vera felicità non deriva dal successo o dal potere, ma dalla capacità di donare amore e vita agli altri. Il segreto della felicità si trova nel mettersi all’ultimo posto, nel servire con generosità, proprio come Gesù ci ha mostrato con il suo esempio.»
Con questa riflessione, Don Domenico invita tutti a vivere una domenica di pace, riscoprendo il valore della fragilità e dell’amore che sa donarsi senza misura.
Buona domenica a tutti.