VASTO – L’ex consigliere regionale Giuseppe Tagliente accusa l’ASL Chieti Lanciano Vasto per disparità di trattamenti. Mentre le strutture per San Salvo vengono realizzate con rapidità, i progetti per Vasto sono in ritardo. Le procedure per il nuovo ospedale sono ancora lontane dalla fase di cantierizzazione. Nel frattempo, la situazione al San Pio da Pietrelcina è critica, con i reparti ridotti al minimo.
«Leggo – scrive in una nota Tagliente – che domani mattina verranno inaugurati in pompa magna a San Salvo la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità e la circostanza non può che farmi piacere, esattamente come mi ha rallegrato la recente inaugurazione nella stessa città consorella del cosiddetto Cot, acronimo di Centrale operativa territoriale, la struttura delegata a prendersi carico delle persone nella fase post-ospedaliera. Alcune considerazioni però non posso esimermi dal fare a margine di questi avvenimenti, se non altro per stimolare risposte che non trovo, almeno sul piano della logica.
La prima e più importante delle questioni che vorrei porre riguarda il criterio a cui si attiene la Asl nell’impiego delle risorse finanziarie, derivanti in questo caso dal Pnrr (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza). La questione non è di poco conto perchè mi sembra di poter dire con assoluta tranquillità che esiste un grosso squilibrio tra quanto è stato impegnato per San Salvo (3.500.000 euro per le sol e strutture inaugurande) e quanto per altre località, a cominciare da Vasto. C’è una logica in tutto questo? Se c’è vorrei saperlo, così come gradirei sapere perchè alla velocità con cui si procede a realizzare strutture e servizi a San Salvo non corrisponde uguale solerzia da parte della direzione generale della Asl per quelle individuate per Vasto, a cominciare dall’ospedale di comunità che dovrebbe essere realizzato (ma quando?) presso l’ex Inam di via Michetti.
Non credo di fare dello stupido campanilismo nel porre queste domande ma di porre sul tappeto problematiche che non vengono sollevate dai politici a tutti i livelli di rappresentanza, sia locale che regionale e/o nazionale e nel fare appello ad un criterio di programmazione seria ed equilibrata delle risorse. E che logica c’è, mi vien da aggiungere, in tutto questo se a questa cascata di denaro pubblico speso a macchie non uniformi di leopardo corrisponde il degrado continuo, inarrestabile del presidio sanitario principale? Ma che direttore generale è mai questo che ci ritroviamo (soltanto Dio sa perché!) se rincorre ed asseconda la facile politica clientelare e di favori e non vede che il San Pio, in barba al nome, non registra un benché minimo miracolo ed il riguardo che gli è dovuto come ospedale di primo livello? I reparti sono ridotti al lumicino; i medici scappano o non vogliono venire; il personale sanitario, tecnico e manutentivo è a ranghi ridotti; la mensa non funziona; l’obitorio somiglia a quello dell’ospedale di Mogadiscio; le apparecchiature sono obsolete ed anche quelle più moderne funzionano male, come, ad esempio, la Rmn che per quanto nuova non è in grado di fare esami con mezzo contrasto, e il direttore generale pensa a rincorrere… farfalle. Mi chiedo: c’è forse un disegno dietro a tutto questo? Si nasconde qualcosa dietro questo depotenziamento dell’ospedale e dietro il silenzio ch’e calato dopo le elezioni regionali intorno alla realizzazione della nuova sede? Lo ignoro, seppur sono portato a pensare qualcosa, ma la politica, i partiti, (tutti beninteso, di destra come di sinistra) i deputati, i senatori, i consiglieri regionali, i sindaci che fanno?».
Caro Peppino,
anch’io da semplice cittadino mi sono posto la stessa domanda. Lungi da me creare polemiche, ma una risposta l’ho trovata e quando l’attuale DG della ASL verrà rimosso o se ne andrà di sua spontanea volontà per il bene comune di tutti i pazienti, stapperò una bella bottiglia di metodo classico.