ABRUZZO – «Il 13 agosto è stato depositato per la procedura di Valutazione di Incidenza un progetto per scavare ben 21 sondaggi perforando le rocce del Parco nazionale del Gran Sasso all’interno (15) e all’esterno (6) delle gallerie autostradali in alcuni casi per oltre 300 metri»: inizia così la nota diffusa dalla segreteria di H2O Abruzzo in merito ad un progetto che prevede ancora trivellazioni sul Gran Sasso.
«Sulla sezione del sito della Regione dedicato alle procedure di Valutazione di Incidenza dei progetti relativi all’intero territorio regionale si legge, tra le tante iniziative, un titolo a dir poco sibillino: “Indagini geognostiche, geofisiche e monitoraggio”, senza alcun riferimento nel titolo al sito di intervento e al Gran Sasso (come invece si ritrova nei titoli degli altri progetti). Diciamo che solo persone piuttosto curiose (e forse particolarmente mal pensanti) vanno a cliccare sul link scoprendo che si tratta di un’iniziativa che riguarda il Gran Sasso e una delle più rilevanti e spinose questioni attinenti il patrimonio idrico abruzzese e non solo», continua la nota.
«Sul sito istituzionale del Commissario non vi è alcuna notizia su tale deposito. Il proponente è infatti il Commissario Straordinario all’Emergenza Gran Sasso Caputi, gli elaborati sono a firma Italferr. In particolare 9 dei 15 sondaggi che che si vogliono scavare nelle rocce circostanti a partire dalle gallerie autostradali saranno.profondi 50 metri. I restanti 6 saranno di 30 metri. Invece due perforazioni esterne saranno addirittura di 320 metri di profondità, una di 310 metri, una da 90 metri e infine due da 70 metri. Anche la localizzazione appare singolare, visto che i sondaggi più profondi sono previsti al di fuori delle gallerie autostradali (5 su 6 lato L’Aquila). Un’iniziativa che in pochissime e generiche righe viene motivata con la necessità di conoscere maggiormente il sito. Eppure si tratta di un’area tra le più studiate al mondo, con centinaia di ricerche scientifiche su geologia e idrogeologia svolte, anche sulla base dei dati raccolti durante lo scavo delle gallerie autostradali, delle sale dei laboratori e dei sondaggi che fecero fatti al tempo», incalzano da H2O Abruzzo.
«Tra l’altro i tre sondaggi geognostici fatti all’epoca della realizzazione delle gallerie autostradali furono richiusi dal Parco e dai Carabinieri Forestali nel 2017 in quanto pericolosi proprio per la falda. Strano che nei documenti non vi sia nessun riferimento all’esistenza di queste ricerche e a quali specifiche falle conoscitive debba oggi essere posto rimedio con un intervento così invasivo. Poi però negli elaborati si legge testualmente che “si prevede la realizzazione di perforazioni interne ed esterne alla galleria Gran Sasso che andranno ad intercettare la risorsa acqua”. Il “sistema Gran Sasso” soffre per l’eccesso di interventismo che ha portato a progetti ingegneristici pesantissimi che hanno alterato pesantemente e in maniera insostenibile il contesto ambientale. Ora è un Parco nazionale, un sito di interesse europeo, dove si dovrebbe fare tesoro di come non trattare un patrimonio così importante. La progettazione di qualsiasi intervento necessario per porre rimedio agli errori del passato non può che prendere atto che un sistema così vulnerabile e delicato non può certo sopportare altre iniziative aggressive», si legge ancora nella nota.
«Scavare ben 21 nuovi sondaggi in profondità non può certo passare senza una preliminare analisi delle informazioni esistenti, dei limiti del sistema nonché del disvelamento delle intenzioni su come affrontare e risolvere le distorsioni oggi presenti, con un pubblico e diffuso dibattito sul bilanciamento di diritti e doveri connessi ai diversi usi (acquedotto, ricerca nei laboratori di fisica e autostrade). Vogliamo anche ribadire che l’approvvigionamento idrico (oggi il Gran Sasso fornisce di acqua tre province e oltre 500.000 persone) è oggettivamente prioritario su tutto il resto, visto che senza acqua si muore. Ad esempio, è assurdo che 80 litri al secondo di acqua della captazione nei laboratori vadano dispersi a causa del sequestro operato dalla Magistratura ormai sei anni or sono, senza che allo stesso tempo siano state rimosse tutte le sostanze pericolose presenti, come era obbligatorio fare. Infine ricordiamo che la legge quadro delle aree protette 394/1991 vieta espressamente “la modificazione del regime delle acque” (art.11, comma 3 lettera “c”). Qui il link alla documentazione: https://www.regione.abruzzo.it/content/indagini-geognostiche-geofisiche-e-monitoraggio», hanno poi concluso da H2O Abruzzo.