VASTO – Sabato 27 luglio, alle ore 21:30, in piazza Barbacani, sarà con noi a Scrittori in piazza Adrian Bravi, autore del romanzo memoir ADELAIDA edito da Nutrimenti. Paola D’Adamo dialoga con l’autore.
Adrian Bravi (Buenos Aires, 30 aprile 1963) è uno scrittore argentino di lingua italiana. Il suo debutto in ambito letterario avviene nel 1999 con il libro in lingua spagnola Río Sauce, per poi iniziare a scrivere in italiano, lingua che adotterà per i suoi successivi romanzi, a partire da Restituiscimi il cappotto (Fernandel, 2004)[1]. Dopo aver ottenuto importanti consensi di critica con romanzi come La pelusa (Nottetempo, 2007), Sud 1982, (Nottetempo, 2008) Il riporto (Nottetempo, 2011) L’albero e la vacca (Feltrinelli, 2011), con L’inondazione (Nottetempo, 2015) l’autore si guadagna anche l’attenzione di un pubblico più ampio. Ai romanzi successivi come L’idioma di Casilda Moreira (Exòrma, 2019), Il levitatore (Quodlibet, 2020), Verde Eldorado (Nutrimenti, 2022) e Adelaida (Nutrimenti, 2024), si affiancano racconti come Después de la línea del Ecuador (2015) e Variazioni straniere (2015), e poi saggi come La gelosia delle lingue (EUM, 2017)[1].
“Adelaida”, proposto da Romana Petri al premio Strega 2024 in cui Bravi si è classificato tra i 12 finalisti. «Adrián N. Bravi ci racconta la storia di questa formidabile donna Adelaida Gigli, bella e fascinosa come Jeanne Moreau, che a Buenos Aires partecipa alla vita culturale e politica dalla parte dei poveri fondando la rivista «Contorno». Artista a sua volta, è ceramista di talento, critico d’arte e amante della letteratura. Ma dividendola in due categorie: quella da leggere e dimenticare (da leggere comunque) e quella da leggere e ricordare. Chi scrive questa magnifica biografia, ci mette l’entusiasmo di chi, avendo conosciuto l’inafferrabile Adelaida, è obbligato a metterci dentro anche qualcosa di sé. Non della sua vita al posto di quella di Adelaida, ma ciò che Adelaida genera in lui quando l’ha conosciuta a Recanati (tornata ormai definitivamente) all’età di sessantuno anni. Il fascino sembra non permetta alla bellezza di fuggire, all’intelligenza di non aggiungere bellurie indelebili in chi, molto più giovane, conosce una donna in procinto di diventare anziana, eppure la vede com’era. La scrittura mirabile di Bravi è come uno specchio. Lui scrive guardandoci dentro, ma non trova sé stesso. Flaubertianamente identificato con Adelaida è lei che fa muovere, rivivere, soffrire, ma avere ancora qualche fondamentale, fugace appuntamento di felicità nell’ultima parte della sua vita solitaria. È da quello specchio che Bravi si accorge, nei funerali di Adelaida, di come sia inutile, a volte, chiudere gli occhi dei morti. Chi l’ha detto che non possano vederci?
Un’opera di rara bellezza (molto più di una biografia). Bravi, con Adelaida, ci offre in dono la vita di una donna unica, che nessun lettore potrà mai dimenticare».