Di Anna Bontempo
VASTO – Il Comune di Vasto si impegna a «predisporre apposito bando di gara, anche di durata superiore ai 15 anni, finalizzato alla ricerca di un altro soggetto giuridico interessato alla gestione del Parco e degli impianti sportivi, ponendo a base di gara l’importo dei lavori e degli investimenti già realizzati dalla Rti uscente (pari a 693.686 euro) e che dovranno essere restituiti alla mandataria “Sporting club” (che ne ha sostenuto interamente i costi) in tre rate annue anticipate».
È uno dei passaggi-chiave dell’accordo transattivo predisposto dal Comune per il Parco Muro delle Lame, la cui gestione era stata affidata dall’ente nel 2020 ad un raggruppamento temporaneo di imprese formato dallo Sporting club e dalla Polisportiva Promo Tennis. Dopo mesi di abbandono e dopo le tante proteste dei fruitori degli impianti sportivi pubblici, l’amministrazione comunale ha scelto la strada dell’accordo bonario. La proposta transattiva predisposta dall’avvocato Alfonso Mercogliano, dirigente del terzo settore e approvata dalla giunta comunale (assenti gli assessori Gabriele Barisano e Anna Bosco), suscita però qualche perplessità non solo negli ambienti politici del centrodestra, ma anche tra gli addetti ai lavori. Tra l’altro negli atti sottoposti all’attenzione dell’esecutivo guidato dal sindaco Francesco Menna, non c’è traccia alcuna della realizzazione di opere abusive che fecero scattare il sequestro del bar-ristorante da parte della magistratura.
«Si parte dal presupposto che con questa transazione il Comune evita un risarcimento dei danni in favore del raggruppamento di imprese che ha avuto in concessione gli impianti sportivi», attacca l’avvocato Guido Giangiacomo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, «ma di quale risarcimento danni parliamo? Il Comune, fino a prova contraria, ha fatto la sua parte, ha messo a disposizione le aree. Se ci sono stati atti vandalici e se c’è stata l’epidemia da Covid non è certo colpa dell’ente. In altre parole viene previsto un risarcimento di circa 700mila euro, che sarà a carico del soggetto che si aggiudicherà la nuova gara, al raggruppamento di imprese che ha deciso di chiedere la rescissione del contratto. Tra l’altro l’appalto vinto dallo Sporting club a suo tempo prevedeva un canone annuo di 3mila euro. Stiamo parlando, in pratica, di circa 300 euro al mese, somma con la quale non paghi neanche l’affitto di un monolocale. La società dice che non può andare avanti? Bene, ma a quel punto è lo Sporting club che deve pagare i danni al Comune e non il contrario. A parte il fallimento politico dell’iniziativa che avevamo già evidenziato a suo tempo e gli incidenti giudiziari», aggiunge Giangiacomo, «è il caso di evidenziare una serie di incongruenze. Il rischio concreto è che al nuovo bando, così come delineato nella delibera di giunta, non partecipi nessuno. Chi è che tirerebbe fuori 700mila euro per gestire una struttura del genere? Giuridicamente la questione non fila», incalza il legale, «desta inoltre meraviglia che una partita così importante, che in precedenza venne portata all’attenzione del consiglio comunale, questa volta viene invece gestita dalla giunta con una transazione che andrebbe attentamente valutata perché, così come è stata impostata, potrebbe costituire un danno erariale», conclude Giangiacomo.
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