di Nicola ‘D’Adamo
VASTO – In questi giorni la drammatica crisi idrica in Sicilia ha fatto riaccendere, a livello nazionale, il dibattito sulla assoluta necessità di risolvere il problema dell’acqua. Anche da noi in Abruzzo varie riunioni per far fronte all’emergenza, l’ultima a Vasto venerdì presso la sede dell’ARAP.
Ma come succede spesso (in Italia e da noi) passata l’emergenza ci si dimentica del problema.
Di questo stallo si lagnava già due anni fa (2022) il presidente di Legambiente Stefano Ciafani che indicava anche una buona strada per intervenire sull’acqua: «Un punto di partenza potrebbe essere il Piano di adattamento climatico messo a punto nel 2018 dall’allora ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che elencava le emergenze dei territori, i rischi divisi per macroregioni, le infrastrutture da costruire, i tempi e l’impegno finanziario». Ma in 6 anni – faceva presente Ciafani – il Piano non è stato mai approvato, nonostante l’emergenza climatica galoppante e i continui dibattiti sull’argomento.
Nel nostro Abruzzo e nel Chietino in particolare la situazione è complessa e non si può pensare di affrontare l’emergenza siccità solo con il razionamento dell’acqua, con le autobotti, con i contributi per chi installa l’autoclave o con i rimborsi agli agricoltori che hanno subito danni.
È priorità assoluta varare soluzioni a lungo termine per affrontare un’emergenza che nei anni creerà sempre maggiori problemi.
Ma andiamo per ordine
Di acqua in Abruzzo si occupa l’ERSI (Ente Regionale Sistema Idrico), un ente pubblico e partecipato da tutti gli enti locali della regione. A questo si aggiungono sei gestori, distribuiti sull’intero territorio, nella provincia di Chieti la Sasi spa, nelle altre ACA spa, CAM spa, Gran Sasso Acqua spa, Ruzzo reti spa, SACA spa.
Primo problema: le concessioni delle suddette società sono tutte in scadenza tra il 2026 e il 2031. Come partecipare ai nuovi bandi? Ognuna per conto proprio o cercare unire le forze e creare un unico ente di gestione acqua per tutto l’Abruzzo? In verità i sei gestori regionali del servizio idrico si sono sentiti all’Aquila il 6 novembre 2023 per il convegno “Valore Acqua per l’Abruzzo – Prospettive verso un gestore unico del servizio idrico integrato”. “Mai come in questo momento, le sei società del servizio idrico integrato sono state così unite, consapevoli della necessità di essere protagoniste del proprio destino e delle sfide importanti che attendono i nostri territori”, è stato scritto nel comunicato. Ma da allora non si è sentito più nulla.
Secondo problema: rete colabrodo. La Regione tramite i vari canali di finanziamento deve trovare soldi per rinnovare la rete idrica. La Sasi che in questa classifica delle perdite è al primo posto cosa ha fatto in questi anni? Già con questa soluzione si potrebbe mitigare il disagio.
Terzo problema: riduzione dei consumi evitando gli sprechi. Con le sole ordinanze dei Sindaci che vietano di non innaffiare i vasi con l’acqua del rubinetto non si riducono i consumi. Bisogna educare le famiglie, attraverso con incisive campagne di sensibilizzazione, a saper usare con parsimonia il bene acqua. Ci sono manuali in merito. Tali piccoli accorgimenti porteranno anche un beneficio economico con la riduzione del pagamento in bolletta.
Quarto problema: come assicurare la necessaria quantità di acqua alla rete. Se le fonti tradizionali hanno ridotto la portata bisogna trovare altre fonti di approvvigionamento. Qui la Regione con il suo presidente Marsilio e i competenti assessori deve varare un piano a medio lungo termine redatto dai tecnici della regione, con l’ausilio anche di esperti nazionali o internazionali.
Il piano va fatto analizzando le necessità, presenti e future, delle famiglie, delle aziende, dei comparti di artigianato, industria, turismo e via dicendo. Insomma uno studio lungimirante e di ampio respiro che possa dare risposte certe nei prossimi decenni, che va ben oltre l’invio di autobotti al momento della crisi.
Quinto problema: trovare le soluzioni. Il altre parti d’Italia e del mondo si parla di tante soluzioni e i tecnici devono decidere quali sono quelle più adatte qui in Abruzzo. Oltre alla riduzione delle perdite della rete e alle azioni di risparmio dell’acqua nelle famiglie – di cui abbiamo già riferito – si parla anche di recupero di sorgenti non captate, attivazione di nuovi pozzi; oppure in agricoltura obbligo dell’irrigazione a goccia, uso della acque reflue trattate, creazione di invasi come riserva idrica; oppure per incrementare le risorse esistenti, impianti di desalinizzazione come fanno in Israele. E altro ancora.
In questi caldi giorni famiglie, imprese e associazioni di categoria stanno facendo sentire la loro voce, nella speranza che la Regione ascolti. Il problema è complesso, ma non si può più aspettare, questa è la priorità delle priorità.
Problemi già noti e mai voluti affrontare rimandando sempre a domani le eventuali soluzioni. Ora non c’e più tempo bisogna agire ed avere il coraggio di condannate chi sono ad oggi ha fatto lo struzzo ma soprattutto agire con tempestività .