L’AQUILA – La tragedia che ha colpito Rigopiano il 18 gennaio 2017 continua a suscitare dibattiti e azioni legali intense. La Procura Generale presso la Corte d’Appello dell’Aquila ha depositato il ricorso in Cassazione.
Nella sentenza di febbraio, il tribunale presieduto da Aldo Manfredi aveva assolto 22 imputati e condannato 8 persone tra cui figure pubbliche come l’ex prefetto Provolo e il dirigente Bianco. Per l’appunto, la Procura Generale contesta alcune parti della sentenza, specialmente riguardo alla questione della prevedibilità del rischio e alla prevenzione della tragedia. Secondo gli inquirenti, la gestione dell’emergenza post-valanga è stata valutata in modo adeguato dalla Corte d’Appello, ma altri aspetti cruciali non avrebbero ricevuto la dovuta attenzione.
In particolare, la Procura chiede alla Cassazione di rivedere la gestione della “Carta Valanghe”, un documento che delinea le misure preventive e di gestione del rischio valanghe. Ciò solleva interrogativi sulle responsabilità delle autorità regionali e del datore di lavoro, che potrebbero non aver adottato le precauzioni necessarie per evitare la tragedia.
Il ricorso in Cassazione apre quindi una nuova fase nella battaglia legale per la giustizia riguardante il disastro di Rigopiano. Le decisioni che emergeranno nei prossimi mesi avranno un impatto significativo non solo sulle responsabilità penali individuali, ma anche sulle politiche di gestione del rischio in Italia.