di Anna Bontempo
VASTO – Terza puntata della rubrica dedicata al turismo a Vasto. Dopo il punto di vista dei balneatori e degli albergatori è la volta dei property manager, cioè di coloro che gestiscono le case-vacanze, un settore in crescita. Risponde alle domande di Zonalocale Annamargareth Ciccotosto, giovane imprenditrice turistica che da dieci anni gestisce immobili per conto dei proprietari. Con lei esamineremo il settore e parleremo delle prospettive future.
Il mercato delle case-vacanze a livello nazionale e in Abruzzo è in ascesa. Com’è la situazione a Vasto?
«Rispetto agli scorsi anni sto registrando un incremento, sia per quanto riguarda la gestione degli appartamenti, sia per quanto riguarda le richieste e le consulenze per affitti di breve periodo. È un settore sicuramente in crescita e anche a Vasto si registra un aumento notevole, con presenze raddoppiate. Tra l’altro non è più un fenomeno circoscritto alla stagione estiva, ma adesso con le varie forme di turismo, come il workation, c’è la possibilità che vengano a Vasto per trascorrere un mese o due, a ottobre o novembre. Un po’ aiutati dal clima, un po’ dallo stile di vita della città fanno, nello stesso tempo, smart working e vacanza. Da qui il termine di workation. Vorrei però precisare che non tutti gli immobili sono vocati a casa vacanza, ma di sicuro si registra un bell’incremento, soprattutto grazie ai nuovi cantieri per il bonus 110 e alle varie ristrutturazioni. Si tratta di immobili che, nell’80% dei casi, vengono immessi sul mercato con questa finalità».
Quale è il target di chi sceglie la casa vacanza invece dell’albergo o di altre strutture ricettive?
«Il target che sceglie questa soluzione è un ospite che vuole molta flessibilità per quanto riguarda gli orari, vuole una maggiore libertà rispetto a chi sceglie un albergo o un B&B e spazi diversi. Chi permane 2/3 notti è più orientato verso soluzioni più piccole, chi permane per periodi superiori a 6/7 notti preferisce immobili con spazi ampi, giardini, balconi, tanto verde, piscine, parcheggi privati, vicini a punti di interesse e dotati di confort. Sono prevalentemente coppie, famiglie con ragazzi, di nazionalità italiana con prevalenza del nord, ma abbiamo anche una buona percentuale di stranieri. Quest’ultimi arrivano già a marzo ed aprile e, a differenza degli altri anni, scelgono periodi di permanenza più lunghi. C’è anche molto turismo di ritorno e quello legato alle radici: gente che torna a Vasto dall’Australia o dall’Argentina dopo essere stato lontano 3/4 anni per il Covid».
Come sta cambiando il turismo a Vasto?
«La matrice turistica di Vasto sta attraversando un periodo molto particolare dovuto ai trend del mercato, alla ciclovia della Via Verde e a un’altra serie di fattori. Dobbiamo fare intanto un distinguo tra il turismo costiero e quello che vive la città, dove noto con piacere che c’è un apprezzamento maggiore. A Vasto Marina c’è un turismo molto più stanziale ed è legato alle famiglie. Ci sarebbe invece un bel lavoro da fare sulle aree interne dove ci sono spazi naturali e vivibili».
Quali sono le prospettive?
«Sarà la mia esperienza decennale, sarà la formazione continua nel settore ad oggi sento sempre di più la necessità di orientare certe scelte. Va bene il turismo balneare che è stato il cavallo di battaglia della nostra località dagli anni Settanta in poi, però è un turismo che nelle condizioni attuali ha bisogno di essere rigenerato, attraverso un processo che aiuti ad attestarsi a determinati livelli di servizi. In prospettiva sto valutando, da qui a dieci anni, di poter lavorare in zone, che potrebbero essere anche aree periferiche, troppo spesso dimenticate, ma nelle quali vedo un futuro che attualmente non intravedo nell’area costiera».