VASTO – In questa domenica 2 giugno, Don Domenico Spagnoli ci invita a riflettere sulla solennità del Corpus Domini, una celebrazione centrale nella fede cattolica. È un momento in cui la Chiesa ci invita a fermarci e meditare sulla presenza reale di Gesù nel pane e nel vino, che diventano corpo e sangue di Cristo durante l’Eucaristia. Questo sacramento affonda le sue radici nell’ultima cena di Gesù, la sua ultima Pasqua, dove, celebrando il passaggio del popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà verso la terra promessa, egli rinnova l’alleanza dicendo: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”.
Don Domenico ci spiega come Gesù sia il vero agnello che dona il sangue e la vita per il suo popolo, rendendo possibile il passaggio dalla morte alla vita eterna con Dio. Questa domenica, il Vangelo di Marco ci offre uno spunto di riflessione profondo. Gesù manda due discepoli a preparare una sala per celebrare la Pasqua. La domanda del Maestro, “Dov’è la mia stanza in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”, non è solo una questione logistica. Quella stanza rappresenta il nostro cuore, il luogo in cui Gesù desidera fermarsi e rinnovare l’alleanza, farci gustare la sua amicizia e consegnare se stesso.
Credere significa dunque preparare la stanza del proprio cuore, permettendo a Gesù di abitarvi con la sua presenza. Lui, che dona totalmente se stesso, ci invita a fare spazio nella nostra vita per accoglierlo ogni giorno. Riscoprire il corpo e il sangue di Cristo nel pane e nel vino consacrati significa prendere Gesù con noi, ospitarlo nel nostro essere. Se questo accade, anche le nostre relazioni cambieranno, poiché Cristo sarà sempre con noi.
Don Domenico ci esorta a vivere questa verità con profondità e consapevolezza. Nella celebrazione del Corpus Domini, siamo chiamati a rinnovare la nostra fede e il nostro impegno a vivere come discepoli di Gesù, portando il suo amore e la sua presenza nelle nostre vite quotidiane. Che questa solennità ci ispiri a preparare il nostro cuore come quella stanza dove il maestro può trovare dimora, rinnovando continuamente la nostra alleanza con lui.