di Anna Bontempo
VASTO – Davanti al mare sventola la bandiera blu, ma il vessillo della Fee non riguarda tutto il litorale vastese, bensì solo quattro tratti: località San Tommaso, San Nicola, Vignola e Punta Penna. Un vanto per l’amministrazione comunale che, come avviene ogni anno, ha diffuso un comunicato stampa in cui esprime soddisfazione per l’ambito riconoscimento. Ma è proprio così? Al di là dell’immaginario collettivo, alimentato dalla propaganda istituzionale, la bandiera blu merita alcuni approfondimenti, soprattutto alla luce dei nove divieti di balneazione che hanno funestato la stagione balneare 2023 con i noti problemi di Fosso Marino, il canale che sfocia in piena spiaggia nei pressi del pontile (dove sono stati apposti tre divieti di balneazione) e dalla presenza di un’alga tossica, Ostreoptis ovata nel litorale roccioso di Vignola, Torricella e a sud della foce del torrente Lebba. Nel frattempo sono arrivati, puntuali come un orologio svizzero, i primi divieti di balneazione della stagione 2024. Uno è temporaneo e riguarda lo specchio di mare antistante il monumento alla Bagnante, nel tratto di litorale a nord di Vasto Marina. Gli altri tre divieti sono permanenti e sono stati apposti alla foce dei fiumi Sinello, Fosso Lebba e porto di Vasto. Sono quindi quattro i punti del litorale interdetti a bagni e tuffi. Le ordinanze sono state firmate questa mattina dal sindaco Francesco Menna. Con i provvedimenti, che arrivano a distanza di qualche giorno dal ritiro della bandiera blu, il primo cittadino ha disposto il divieto di balneazione temporaneo delle acque nell’area del monumento alla Bagnante, per 815 metri a nord e 200 metri a sud. Divieti di balneazione permanenti negli altri punti del litorale vastese.
Provvedimenti che riaccendono i riflettori sui criteri di assegnazione del riconoscimento tanto ambito dai comuni costieri.
«Sulla bandiera blu si fa molta confusione: si punta ad avere il vessillo della Fee, trascurando la qualità delle acque marine, che è cosa diversa dalla balneazione». Vincenzo Ronzitti, ecologo ed ex direttore Arta, è tranciante.
«Il vessillo della Fee si basa su alcuni parametri tra cui la balneazione, che non è un parametro ambientale», spiega Ronzitti, «paradossalmente potremmo avere un mare balneabile, ma che è scadente come qualità delle acque. Il vessillo, che nell’immaginario collettivo tanto richiama, non riguarda la qualità delle acque marine intesa come ecologia. Averla va benissimo, ma va fatta chiarezza. In tutti questi anni si è sempre puntato al riconoscimento, ma non alla vera essenza ecologica di un ambiente più che salutare. C’è poi il discorso della pulizia della spiaggia, dei servizi e dell’accoglienza turistica che rappresentano altri parametri», aggiunge l’ecologo, secondo il quale «diverso è avere una bandiera blu su tutto il litorale o solo su alcuni tratti, magari di poche centinaia di metri. Anche questo crea confusione».
Sono anni che la bandiera blu finisce sotto i riflettori per alcune incongruenze. Già in un articolo del 28 giugno 2013 il Fatto quotidiano sollevava alcune questioni.
«Che qualcosa non torni si nota già da una rapida occhiata alla cartina sul sito della Fee Italia», si legge nell’articolo, «la succursale nostrana della Foundations for Environmental Education, un’organizzazione non governativa con sede in Danimarca che ha lo scopo di diffondere pratiche ambientali corrette. Località che godono di ottima reputazione non hanno bisogno di candidarsi all’assegnazione della bandiera blu, e così non compilano il questionario predisposto dalla Fee. A molte di queste, la bandiera blu, nemmeno interessa. I comuni che invece partecipano alla selezione devono rispondere ad un questionario per dichiarare di avere spiagge dotate di servizi igienici, bagnini e Kit di primo soccorso. Tra le altre cose vengono premiate anche la raccolta differenziata dei rifiuti, la disponibilità dei mezzi di trasporto ecosostenibili e le iniziative di educazione ambientale».
C’è poi un criterio imprescindibile che si legge a chiare lettere nel regolamento della Fee.
«La qualità delle acque di balneazione è un criterio imperativo: solo le località, le cui acque sono risultate eccellenti nella stagione precedente, possono presentare la candidatura. È per tale motivo che per poter procedere nella valutazione, tutte le analisi devono rientrano negli standard Fee».
È chiaro che con nove divieti di balneazione il litorale di vastese, peraltro abbastanza esteso, non poteva candidarsi all’assegnazione della bandiera blu, optando per alcuni tratti che l’anno scorso sono risultati esenti da inquinamento da colifecali, streptococchi ed escherichia coli. Quindi Punta Penna, San Nicola e la spiaggia di località San Tommaso (in area Sic). E Vignola? Nella stagione 2023 nella suggestiva località della costa, scenario inconsapevole del braccio di ferro fra amministrazione comunale e surfisti del Comitato Litorale Vivo per la realizzazione di barriere anti-erosione, è stato apposto un divieto di balneazione in pieno Ferragosto sulla scorta delle analisi effettuate dall’Arta per la presenza di Ostreoptis ovata, un’alga tossica che predilige i litorali rocciosi.
se la bandiera blu dovesse essere “assegnata” tra luglio e agosto … diventerebbe nera!
è evidente che si tratta (forse, solo) di pubblicità. Il mare è costantemente abusato “da scarichi” “non convenzionali”.sia da terra che da mare. c’è molto da fare affinchè l’acqua rimanga davvero balneabile per 12 mesi l’anno. …
Altra presa per i fondelli.
Come domiciliata non residente ( trascorro ormai molti mesi dell’ anno nella vostra bellissima città costiera), continuo a domandarmi per quale motivo scarichi a mare di acque ” di dubbia provenienza”…o peggio ” di dubbio contenuto” , non vengano chiusi o convogliati nelle fognature.
Alcuni abitanti della zona mi raccontano che purtroppo l’ argomento fognature insufficienti o malgestite, costringano soprattutto nella stagione estiva, a comportamenti non proprio corretti gestori di alberghi e strutture ricettive!
Ovviamente sono “voci” che non avrebbero seguito se non comparissero divieti di balneazione proprio in prossimità di quegli scarichi!!
Perché la magistratura locale non apre un fascicolo di indagine per portare alla luce eventuali responsabilità?!
Lo scorso anno intere famiglie si sono ammalate di gastroenterite ( nella mia tutti ammalati)!!!
Se qualcuno fosse interessato propongo di creare un comitato di cittadini , che vengano finalmente ascoltati e nessuno più di voi giornalisti potrebbe aiutarci.
Cordiali saluti.
Nara Nevola –