di Anna Bontempo
VASTO – «La villa comunale è un libro di storia le cui pagine sono fatte di alberi e di pietre». È con questa suggestiva frase di Alessandro Cianci, studioso ed appassionato di storia locale, che inizia il viaggio nel parco pubblico creato nel 1923 da Francesco Pomponio (Don Ciccio). L’occasione è l’iniziativa organizzata da Italia Nostra del Vastese nell’ambito della “Settimana del Patrimonio culturale”: tre appuntamenti tra Vasto e San Salvo per approfondire il tema nazionale “Giardini storici, parchi e alberature urbane”, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica alla conoscenza e al rispetto dei beni comuni. Il primo incontro, al quale hanno partecipato una trentina di persone curiose ed interessate, è il Viale delle Rimembranze della villa comunale. Il secondo sarà al Biotopo costiero di San Salvo (17 maggio), mentre il terzo (24 maggio) sarà dedicato ai rondoni e sarà l’occasione per parlare del libro di Franco Sacchetti.
«Italia Nostra, che è una associazione nazionale nata nel lontano 1955, si occupa di beni culturali e di ambiente che costituiscono il paesaggio come visione di ciò che definiamo territorio», spiega il presidente della sezione locale, Davide Aquilano, «di persone che hanno fatto ricerche sulla villa comunale e che hanno scritto libri ce ne sono diverse. Abbiamo lo storico Luigi Murolo, insieme al quale nel 2015 abbiamo preparato il dossier che abbiamo consegnato al Comune per far dichiarare monumentale il Viale delle Rimembranze. Dal 2015 questa pratica, insieme alla relazione della Forestale e con il protocollo di ricezione da parte della Regione, è ben custodita in qualche cassetto del Comune, malgrado le nostre sollecitazioni. Questa iniziativa serve quindi a far capire che all’interno della villa comunale non ci sono solo degli alberi e delle pietre, ma che questi alberi e queste pietre raccontano una storia», conclude Aquilano.
Il compito di svelare le memorie storiche del parco pubblico è toccato a Cianci, autore del libro “A spasso per Vasto”, il quale ha ricordato come i lecci presenti lungo il viale delle Rimembranze siano stati messi a dimora cento anni fa in ricordo dei soldati morti durante la prima guerra mondiale. A ricordarli, oltre agli alberi, ci sono delle targhette con l’età e il numero del battaglione. Non è mancata neanche l’occasione per parlare dell’acquedotto romano delle Luci, un’opera ipogea di sofisticata ingegneria idraulica della prima età imperiale romana, che provvedeva all’approvvigionamento idrico dell’antica Histonium.
Il suo percorso sotterraneo, lungo circa 2 Km, è ricostruibile grazie ai pozzi di ispezione – le cosiddette “luci” – che fuoriescono dal terreno caratterizzando alcuni scorci del paesaggio agricolo vastese: nel XIX secolo se ne contavano 70, oggi ne sono stati identificati circa 40. L’acquedotto, infatti, ha subito numerosi danneggiamenti nell’ultimo trentennio a causa dell’espansione urbana e dell’abbandono da parte del Comune.