VASTO – Si conclude la originale rassegna del «Teatro di parola» voluta dal Polo Culturale della Città di Vasto e in particolare dal «Centro europeo di studi rossettiani». Al prof. Gianni Oliva che ne è stato il Direttore scientifico abbiamo rivolto alcune domande anche per fare un bilancio della manifestazione. Ultimo appuntamento, giovedì 9 maggio, alle 18.
Professore, abbiamo visto tanta gente accostarsi al teatro e poi, ad un teatro molto particolare e raffinato
«Quello che abbiamo chiamato «Teatro di parola» è un teatro minimo che si basa sulla qualità, a cominciare dalla scelta dei testi, degli interpreti, delle opere da cui è tratto e, mi permetta di sottolinearlo, soprattutto sulla qualità del pubblico. Gli spettatori che hanno seguito hanno espresso la loro più grande soddisfazione sapendo di non dover venire a teatro solo perché c’è qualche volto televisivo che li attrae. Sono sempre stato convinto che il pubblico va educato e abituato alla qualità, oggi più che mai, quando il teatro ha la concorrenza sleale di una televisione becera, commerciale, basata sul gossip, su rassegne canore e su infinite schermaglie politiche. Si ricordi che la televisione di un tempo che fu dedicava al teatro vero molto spazio (le persone di una certa età ricorderanno i venerdì della prosa); quello spazio ora è totalmente riempito dalle fiction, che corrispondono più o meno ai fumetti e ai fotoromanzi. Ma questo è un vecchio discorso e andrebbe ripreso e ampliato».
L’ultimo evento coinvolge anche i più giovani ?
«Mi auguro che sia una festa. Dopo Flaiano, Berto, Melville, Dante, è la volta de Il vecchio e il mare di Hemingway adattato anche per un pubblico molto giovane grazie a dei professionisti come «I Guardiani dell’Oca», una compagnia che gira l’Italia e il mondo intero rappresentando con il loro stile inconfondibile una realtà trasfigurata. Sulla scena saranno Zenone Benedetto e Tiziano Feola a incarnare la storia del vecchio pescatore Santiago che non riusciva più a pescare e alla fine persegue il suo intento con l’aiuto del giovane Manolo».
Quali sono i significati nascosti di quest’opera
«Sono quelli comuni all’intera opera di Hemingway, cioè il coraggio e la tenacia dell’uomo, la vita come sfida al destino. Sono temi che abbiamo già affrontato con Moby Dick. Inoltre c’è il rapporto dell’uomo con la natura, l’appressamento della morte. Temi complessi, dunque, ma che gli attori e i pupazzi sulla scena hanno il compito di alleggerire mettendo i giovani spettatori in grado di comprenderli».
Visto il grande successo ottenuto, pensa già ad una prossima edizione dei «Giovedi Rosettiani» 2025 ?
«Mai dire mai. Ci sarà tempo per pensarci».