Di Anna Bontempo
VASTO – Formazione, cultura della sicurezza e obiettivi comuni. Sono le parole chiave risuonate durante la tavola rotonda organizzata a Vasto Marina, in piazza della Guardia Costiera, in occasione del primo maggio, da Cgil e Cisl. I sindacati hanno voluto vivere la festa dei lavoratori con una giornata di riflessione e di approfondimento, affrontando le criticità del mercato del lavoro e i problemi di un territorio a cavallo tra due regioni. Sul palco oltre ai rappresentanti sindacali, il sindaco di Vasto Francesco Menna e l’assessore regionale alle attività produttive, Tiziana Magnacca.
«L’Abruzzo è maglia nera per incidenza di infortuni anche mortali rispetto alla popolazione lavorativa – ha esordito Beniamino Primavera della Cisl – ecco perché è importante in questa giornata ricordarci di coloro che perdono la vita durante la propria attività lavorativa o subiscono infortuni gravi che vanno a menomare e condizionare la loro vita e quella delle loro famiglie. Ma penso anche a coloro che pur non vivendo un incidente di particolare gravità soffrono per le condizioni di lavoro. Anche a loro dobbiamo pensare, perché è facile emozionarsi qualche giorno rispetto ad un infortunio grave, che va sulla stampa e sui telegiornali, ma perseguire la salute ed il benessere dei lavoratori nei luoghi di lavoro deve diventare una cultura di civiltà. È soprattutto necessaria la formazione – ha insistito il sindacalista – noi abbiamo una legislazione nazionale che è meticolosa, però c’è una evidente difficoltà a mettere in campo le politiche di applicazione e rispetto di tutta la normativa. Anche per questo la giornata di oggi è importante. Come possiamo fare per realizzare tutte quelle aspettative e quelle necessità che ci sono? Collaborando tutti, il segreto è stare tutti insieme. E’ impensabile che si possa raggiungere zero infortuni sul lavoro, ma quello e’ il nostro obiettivo. Noi dobbiamo tutelare ogni singolo lavoratore e quindi fare in modo che ogni singolo lavoratore sia messo nella condizione di poter lavorare in termini di sicurezza per se stesso e per gli altri. Quindi questa giornata ci permette di confrontarci rispetto alle responsabilità che ciascuno di noi ha sul tema e permette di cominciare a fare squadra».
Per Magnacca «La sicurezza non può essere considerato un tema che divide, ma che deve accomunare a prescindere dalle bandiere e dalle appartenenze perché riguarda la dignità della vita umana, che è un valore universale. La Regione Abruzzo finora ha stanziato fondi importanti per la formazione sulla sicurezza nei posti di lavoro – ricorda l’assessore regionale – quello della formazione è sicuramente un tema importante, ma non può essere solo quello, perché se così fosse anche rispetto alle risorse investite non avremmo dovuto registrare nel 2023 trentuno morti sul lavoro. C’è un tema culturale da affrontare che riguarda le aziende: quelle competitive riescono ad investire il loro profitto nella sicurezza, ne fanno un obiettivo aziendale. Ce ne sono tante altre che, purtroppo considerano queste risorse un costo e non un investimento, perdendo una occasione per crescere e per accreditarsi sul mercato. Questa cultura va cambiata. Non è semplice, non si può fare da un giorno all’altro ma va fatto lavorando nelle scuole».
Per Magnacca non serve però la repressione eccessiva.
«Abbiamo visto che non sempre funziona – sostiene l’assessore regionale – poco conta sanzionare un’azienda dopo un infortunio o una morte. È invece importante avere una valutazione della credibilità dell’azienda anche sotto il profilo della sicurezza del lavoro, non potendo ritenere sufficiente la dichiarazione di essere in linea con tutti gli obblighi legislativi. Bisogna trovare un modo per valutare lo storico dell’azienda che, in caso di ripetuti interventi da parte dell’Inail, non dovrebbe partecipare alle gare pubbliche e avere una valutazione di mercato. Questo è un tema che va sicuramente concertato. Bisogna far comprendere ai lavoratori che mai vale la pena, neanche per un tozzo di pane, mettere a rischio la propria vita. Si deve lavorare per vivere, non si deve morire per lavorare. Mettiamo al centro la persona e la vita».