di Anna Bontempo
VASTO – Aveva chiesto l’istituzione di un tavolo tecnico per proporre in quella sede alcune soluzioni progettuali alternative alle barriere frangiflutti, ma si è ritrovato al centro di una sorta di “arena” con la presenza dei proprietari delle case e degli operatori turistici. Dire che il Comitato Litorale Vivo è rimasto deluso dall’incontro convocato in Comune dal sindaco Francesco Menna, è un eufemismo. Ne parliamo con Maurizio Spadaccino e Mario Trave, rappresentanti del sodalizio che si sta battendo per preservare la famosa onda della baia di Vignola, molta frequentata dai surfisti e dal campione olimpico Edoardo Papa.
Come Comitato Litorale Vivo vi sareste aspettato un incontro alla presenza di operatori turistici e proprietari di case?
«Facciamo chiarezza una volta per tutte: non si era in presenza di un incontro, ma della comunicazione pubblica da parte di giunta e tecnici che il progetto appaltato sarà realizzato come originariamente disegnato e approvato (comunicazione condotta con gusto quantomeno “discutibile” e con alcuni momenti persino imbarazzanti). A tal proposito, è dispiaciuto anche che sindaco e vicesindaco abbiano dimenticato di salutare presidente e rappresentanti della federazione FISSW da loro invitati. È una questione di eleganza e dialettica istituzionale, la base della democrazia, è rispetto. I momenti per un incontro potevano e dovevano essere altri. Quando arrivano fondi pubblici cosi rilevanti è dovere di chi è chiamato ad amministrare preoccuparsi di ascoltare tutte le parti interessate. Sono arrivati persino ad ignorare due osservazioni formali che abbiamo inviato entro i termini legali via Pec. È dovere delle istituzioni far si che nella progettazione si tenga conto a priori delle necessità di tutta la collettività, e non fare finta di essere disponibili ad un confronto ad appalto assegnato e progetto già approvato. Così è troppo facile»
Come intendete proseguire la vostra battaglia? Oltre al ricorso al Tar ci saranno altre iniziative?
«Il ricorso è un fallimento per tutti, questa è l’amara verità. È la prova della distanza siderale tra cittadini e amministrazione, che ha sulla propria coscienza politica la chiusura totale nei confronti di chi ha cercato un dialogo condiviso affinché una delle onde più belle d’Italia, valore per Vasto, la costa dei Trabocchi, la provincia di Chieti, l’Abruzzo, non venisse cancellata per sempre. Populismo e slogan del sindaco a parte, le case delle quali parla sono a 500 metri dalla zona che chiediamo sia salvaguardata. Peraltro, due interventi pregressi sono già stati realizzati davanti alle case, senza che noi battessimo ciglio. La zona che abbiamo implorato di attenzionare non presenta infrastrutture di sorta, è in area SIC, può essere tutelata per il suo carattere unico. Certo, se il comune avesse mostrato la volontà di parlare coi nostri tecnici incaricati in tempo utile, e ripeto non a giochi fatti, un confronto sarebbe stato possibile. Frasi come “il surf si può fare dovunque, le case non le posso spostare” mettono tanta tristezza oltre che essere sbagliate, perché rivelano la totale assenza di un dialogo costruttivo e civile. Sono tristi, perché riducono la questione ad un mero e sbrigativo “spot” pubblicitario. Sbagliate, perché le case lì dove ci soffermiamo nella nostra discussione non ci sono. La parte da tutelare è a 500 metri, e una amministrazione dovrebbe quantomeno ragionare sulla scoperta di avere una delle 20 eccellenze nazionali sotto casa, non “dovunque”».
Dopo l’incontro in Comune pensate che ci siano ancora margini di dialogo con l’amministrazione?
«Dialogo? Ma davvero si vuole pensare che l’incontro in comune, a progetto appaltato, dove tutti gli attori coinvolti hanno ribadito l’impossibilità di qualunque variazione, dove si è assistito a un monologo di tutti tra tecnici e amministratori, come dentro un’arena, fosse un dialogo? Siamo seri. Il Comune ha scientemente deciso di evitare per mesi e mesi qualunque riflessione su quanto come Comitato stavamo mettendo in luce. Abbiamo organizzato eventi di mobilitazione collettiva come il paddle-out, un momento emozionante a cui hanno partecipato un centinaio di surfisti arrivati anche da fuori regione, siamo riusciti ad organizzare un convegno, con esperti universitari e tecnici del settore dove si è discusso dei rischi che, sia sotto un profilo della sicurezza della balneazione che della salubrità delle acque, nonché dell’efficacia nel tempo, gli approcci tradizionali come appunto le scogliere anche sommerse si portano dietro. A dirlo non eravamo noi, ma fior di luminari con alle spalle centinaia di pubblicazioni su riviste scientifiche specializzate. C’era qualche rappresentante del Comune presente tra le oltre settanta persone che erano lì ad ascoltare? A noi non è parso, nonostante i ripetuti inviti. Persino personaggi del mondo dello spettacolo si sono sensibilizzati per questo tema. Finanche la stampa nazionale. E la risposta dell’ amministrazione? Non pervenuta! Adesso una delle 20 onde più belle d’Italia sarà distrutta per sempre, e con delle soluzioni irreversibili e costose, che segneranno per sempre quel tratto di litorale, che possibilmente avranno effetti sul resto della costa vastese. Si poteva trovare una soluzione che avrebbe soddisfatto tutti. A questo punto non resta che prendere atto che il comune di vasto si sta assumendo la responsabilità politica di questa scelta irreversibile».
Come pensate si possano conciliare le esigenze dei proprietari delle case con quella di salvaguardare la famosa onda della baia di Vignola?
«Noi più di tutti abbiamo a cuore la salvaguardia di quella zona e dei suoi residenti, con cui abbiamo sviluppato nel tempo una convivenza pacifica fondata sul rispetto di quel territorio. Nel giro di pochi mesi, compiendo un piccolo miracolo (ognuno di noi ha un lavoro e una famiglia che ci tiene costantemente impegnati, ed iniziare questa lotta ci è costato energie, tempo e denaro) ci siamo attivati per individuare delle soluzioni alternative, compatibili con quelle necessità che riteniamo prioritarie e preservassero lo spot più a nord. E, teniamo a ribadirlo, non era nostro compito trovare le soluzioni, ma degli amministratori una volta ascoltate le nostre argomentazioni. Ad ogni modo abbiamo elaborato varie alternative, che andavano dalla costituzione di una secca artificiale in prossimità della parte nord della spiaggia interessata dalla nostra onda, fino ad un ripristino dell’area antistante tale tratto che, ribadiamo, non presenta abitazioni ma solo una spiaggia. Spiaggia peraltro che, come testimoniano anche le fotografie da satellite, 25 anni fa non esisteva! In quel tratto di costa fino ai primi anni 2000 la riva era fatta di ciottoli, come un po’ dappertutto lungo la costa a nord e di fronte alla baia c’era un’ampia pineta. I vastesi più in là con gli anni se lo ricordano bene. Nel corso degli anni però, come anche le foto satellitari documentano, si è assistito ad un progressivo arretramento della pineta, che risulta praticamente dimezzata nella sua estensione originale, e alla sostituzione dei ciottoli con sabbia che non c’entra nulla con le caratteristiche morfologiche di quel territorio. Noi ovviamente non siamo nelle condizioni di capire se l’erosione possa essere la causa di questa mutazione della costa o se viceversa le mutate condizioni dell’ambiente dunale esistente abbiano portato ad un suo arretramento, ma chiarire questo è appunto un lavoro dei tecnici. Noi proponiamo che si ripristini quella situazione antecedente alla spiaggia, con un recupero dell’area costituita dai pini e dalla duna di ciottoli. Sarebbe un intervento sicuramente meno costoso, non invasivo e per nulla impattante, con materiale facilmente reperibile (contrariamente a quanto affermato in sede di incontro, avevamo anche chiesto un preventivo presso un fornitore locale, il materiale si trova se si vuole) e consentirebbe di destinare maggiori fondi all’effettiva messa in sicurezza delle case che si trovano più a sud. Non dimentichiamo infine che la stessa regione Abruzzo, col progetto Natura 2000, aveva già nel 2017 espresso la necessità di un ripristino dell’ambiente dunale nell’ area SIC di competenza, ma queste indicazioni sono evidentemente rimaste disattese. Insomma, come già detto all’ inizio, la sensazione è che di fronte si trovi un muro invalicabile e che la strada del dialogo sia ormai completamente sbarrata».


Su su , è finita ormai ,anzi non poteva mai essere iniziata come il caro Menna vi ha fatto capire no …!? Ora ricominciamo con i lupi stagionali e i serfisti tutti a Fossacesia , bellissima location per questo sport acquatico .