ABRUZZO – Guardando ai numeri delle passate Elezioni Regionali del 10 marzo, un dato salta subito all’occhio: tra i 31 componenti eletti, compreso il Presidente, le donne sono solamente 3. La situazione è ancora più lampante se si guarda all’opposizione, dove solamente una donna è risultata tra gli eletti.
Si tratta di Erika Alessandrini, eletta tra le fila del M5S, che a Zonalocale ha raccontato le sue sensazioni post elezioni e le motivi che, secondo lei, hanno determinato l’entrata di un numero così esiguo di donne in Consiglio regionale.
Consigliera Alessandrini, un commento a freddo su queste elezioni? Come si spiega, secondo lei, il calo registrato dal M5S?
«Siamo ancora in attesa di un’analisi del voto completa, ma sicuramente ci sono molti aspetti da tenere in considerazione. Va analizzato il contesto generale rispetto alle elezioni del 2019, quando sicuramente la percentuale nazionale di consensi al M5S era molto diversa da oggi, il paragone non regge. Questo è stato un tentativo, a livello regionale, di coalizione vista l’evidente emergenza causata dalla giunta Marsilio in questi anni. Si sono create le condizioni, determinate dalla convergenza programmatica e dalla scelta di candidato eccellente, per provare a correre con una coazione ampia. Sicuramente, poi, a livello locale abbiamo pagato il fatto che la nostra candidata di spicco alle passate elezioni si è presentata in questa tornata a sostegno di una lista di cdx. L’elettorato ha vissuto questo gesto come un vero e proprio tradimento, similmente alla questione di Pettinari. Secondo me, quindi, sono state tante le motivazione che hanno portato a questo risultato, vanno analizzate una per e una e una risposta univoca no si può dare, ma è più opportuno parlare di una concausa di fattori».
È risultata unica donna all’opposizione. Come spiega questo dato, anche in relazione al fatto che su 30 consiglieri, solamente 3 sono donne?
«Questo è uno dei grandi problemi della politica italiana, c’è ancora tanta strada da fare per scardinare il maschilismo da questo mondo. Nonostante la possibilità di esprimere una doppia preferenze di genere, molti cittadini non hanno preferito non farlo. Si tratta di una questione culturale, diretta conseguenza dell’impoverimento politico che viviamo. Appartengo ad un movimento che ha sempre portato avanti le donne con fierezza, basta guardare al caso della presidente Alessandra Todde oppure di Virginia Raggi e Chiara Appendino, sindache di grandi città e espressione di femminilità in politica. Penso che l’apporto delle donne in politica sia fondamentale, perché siamo in grado di portare un punto di vista diverso, approcciandoci al lavoro con sensibilità e attenzione verso le problematiche. È un vero peccato che la rappresentanza femminile in Consiglio regionale sia così bassa, purtroppo andiamo verso un peggioramento rispetto alla passata legislatura».
Quale potrebbe essere una misura per far avvicinare i giovani alla politica? Cosa direbbe ad una ragazza che vorrebbe approcciarsi a questo mondo?
«Per quanto riguarda i giovani, io penso che dobbiamo interrogarci noi sul perché sono così distanti dalla politica. Purtroppo spesso e volentieri parliamo una lingua diversa, non riusciamo ad intercettare i loro bisogni e siamo portatori di problemi che sono visti come lontani, distanti dalla vita di tutti i giorni: temi propri della vita degli adulti. Dovremmo però provare a cambiare il nostro approccio verso le nuove generazioni, durante il periodo di campagna elettorale molti si rivolgono a loro, ma poi durante il periodo amministrativo vengono ignorati. Sicuramente è molto difficile ristabilire una partecipazione politica, perché gli interessi dei giovani vanno in molte direzioni. Sarebbe compito della politica cercare di ripristinare i contatti, spiegare perché le decisioni di politica regionale, che riguardano sanità, istruzione, lavoro e molti altri aspetti fondamentali sono così importanti per il loro futuro. Ma c’è bisogno anche della collaborazione delle famiglia, della scuola e di tutti gli attori sociali presenti sul territorio per far passare il messaggio. Io credo che l’unico consiglio che posso dare è “siate curiosi!”, solo la curiosità e la voglia di fare possono aiutarvi. E poi, appassionatevi: quando i giovani si appassionano a qualcosa diventano formidabili, hanno voglia di fare, capacità, determinazione e riescono ad ottenere grandi risultati. Dobbiamo dargli spazio, più spazio possibile».