di Nicola D’Adamo
VASTO – Da decenni molti cittadini si chiedono: ”Come mai le reti di luce, gas, telefono funzionano e la rete idrica no? Non è arrivato il momento di risolvere il problema, anche alla luce dell’incombente crisi climatica?”
A dare risposta con urgenza a questo problema sarà chiamato il nuovo governo regionale, ma quello che preoccupa di più è il fatto che durante la campagna elettorale non si sta dando necessario rilievo al problema dell’acqua in Abruzzo.
Diciamo subito che il tema non è nuovo, ma è ancora sul tavolo del governatore perché i tentativi fatti negli ultimi due anni sono poi andai a vuoto.
Di acqua in Abruzzo si occupa l’ERSI (Ente Regionale Sistema Idrico), un ente pubblico e partecipato da tutti gli enti locali della regione. A questo si aggiungono sei gestori, distribuiti sull’intero territorio, nella provincia di Chieti la Sasi spa, nelle altre ACA spa, CAM spa, Gran Sasso Acqua spa, Ruzzo reti spa, SACA spa.
La mancanza di investimenti ha reso le nostre reti sempre più fatiscenti nel corso degli anni, tanto che nel 2022 sono stati ufficializzati questi allarmanti dati sulla dispersione di acqua in Abruzzo. Tra i capoluoghi solo Teramo figurava al di sotto della media nazionale con il 28,6% di perdite, mentre c’erano L’Aquila al 50,7%, Pescara al 58,9% e Chieti addirittura al 71,7% e maglia nera d’Italia.
Questi impietosi dati hanno spinto la Regione Abruzzo a istituire a maggio 2022 una Commissione d’ inchiesta avente ad oggetto: “Emergenza idrica in Abruzzo: stato delle infrastrutture e delle reti idriche, dispersioni idriche. Stato sulla governance dell’ERSI, delle Società di gestione operanti nell’ATUR e dell’ASSI. Sistema tariffario e futuri investimenti.”
La commissione presieduta da Sara Marcozzi (FI) si è messa al lavoro e a marzo 2023 ha presentato le sue conclusioni, proponendo di riunire in una unica società i sei servizi idrici della regione, tramite la creazione di un nuovo ente capace di dare una spinta all’innovazione, alla razionalizzazione e “industrializzazione” del servizio. Inoltre la commissione sottolineava che “l’insostenibilità e l’inefficacia dei tanti piccoli sistemi territoriali hanno fatto emergere la necessità di perseguire una gestione unica in grado di perseguire economie di scala e di raggiungere un livello minimo di efficienza e qualità nella gestione dei servizi su tutto il territorio regionale”. Tra le altre proposte anche quella di interconnettere in una unica rete tutti gli acquedotti abruzzesi.
Ma tutte queste belle idee sono naufragate nel passo successivo (maggio 2023), quando dalla commissione d’inchiesta si doveva passare alla creazione ad una vera propria commissione “permanente” la VI Commissione permanente sul “Sistema idrico e i Cambiamenti Climatici” per dare impulso alla riorganizzazione dell’importante comparto. Il provvedimento non ha convinto le opposizioni. La votazione a maggioranze qualificata dei 2/3 non ha avuto esito positivo.
Ma i sei gestori regionali del servizio idrico in un lavoro di squadra si sono sentiti all’Aquila il 6 novembre 2023 per il convegno “Valore Acqua per l’Abruzzo – Prospettive verso un gestore unico del servizio idrico integrato”. “Mai come in questo momento, le sei società del servizio idrico integrato sono state così unite, consapevoli della necessità di essere protagoniste del proprio destino e delle sfide importanti che attendono i nostri territori”, è stato scritto nel comunicato. “Le risorse a disposizione del PNRR hanno visto noi gestori uniti in una fattiva collaborazione. Questa unione ci ha fatto capire che noi stessi dobbiamo essere protagonisti di questa fase decisiva, fase che ci porterà alla scadenza delle concessioni”. Il riferimento è alle scadenze in date diverse per ogni società a partire dal 2026 per finire nel 2031.
Quindi la partita è ancora aperta e il nuovo governo regionale dovrà necessariamente cercare di trovare adeguate soluzioni che diano risposte certe anche per i prossimi decenni: fornire una nuova governance al comparto e fare in modo di assicurare la necessaria quantità di acqua per soddisfare tutte le esigenze della regione, rinnovando anche le reti per evitare le enormi dispersioni di oggi.
Non dimentichiamo che l’acqua è un bene primario che viene utilizzato non solo dalle famiglie, ma anche da comparti economici importanti come turismo, industria e agricoltura.
Non dimentichiamo che con i cambiamenti climatici l’emergenza idrica si aggraverà sempre più: le precipitazioni diminuiscono o non si verificano affatto e la quantità d’acqua si riduce.
Ne sappiamo qualcosa noi della provincia di Chieti. La Sasi che anche nel mese di febbraio ha comunicato diverse interruzioni della fornitura, alcune programmate per carenza di risorsa idrica, altre non programmate per riparazioni urgenti sulla rete.
Ma se ci sono problemi ora in inverno, cosa succederà la prossima estate?
Il problema è serio. Molto serio.
Ci sono altri argomenti di distrazione di massa per i politici, e non solo.