VASTO – All’atleta vastese Caterina De Marinis il prestigioso titolo di “Coach of the year for women’s team”, cioè allenatrice dell’anno per la squadra femminile italiana di Beach Volley. Un titolo conferito dall’IBVCA (International Beach Volleyball Coaches Associations) che ogni anno sceglie a livello internazionale un allenatore ed un’allenatrice ai quali viene riconosciuto il merito di aver portato la propria squadra a compiere enormi progressi, con il consecutivo raggiungimento di traguardi importanti. È soltanto l’ultimo dei successi di Caterina De Marinis, ex pallavolista e giocatrice di Beach Volley classe 1970, per due volte campionessa italiana dello sport su spiaggia, nel 1994 con Laura Bruschini e nel 2000 con Antonella Del Core. De Marinis sta lavorando con le azzurre Marta Menegatti e Valentina Gottardi per raggiungere le qualificazioni alle Olimpiadi di Parigi 2024. Direttamente da Tenerife, dov’è in trasferta con il suo staff, la coach ha risposto alle nostre domande.
Qual è stata la tua reazione alla notizia?
«Sono stata felice per questo premio, un titolo conferito da una community di cui fanno parte tutti gli allenatori di beach volley del mondo che mi hanno riconosciuto miglior allenatrice di beach dell’anno a livello internazionale. Non è un premio materiale, ma è un gran bel riconoscimento».
Quanto manca per portare a casa la qualificazione?
«Il periodo delle qualificazioni è iniziato a gennaio 2023 e terminerà il 9 giugno 2024, fino a quella data si possono conquistare punti utili per qualificarsi alle Olimpiadi. Occorre comunque fare un minimo di 12 tornei e noi per il momento ne abbiamo fatti 11, contiamo di svolgere il dodicesimo a maggio in Qatar, a Doha, così da essere in regola con la quota necessaria alla partecipazione. Nella classifica
olimpica siamo messe piuttosto bene, direi che con un piede e mezzo siamo già a Parigi. Con la stagione che abbiamo fatto lo scorso anno e con quella che speriamo di portare a casa, dovremmo farcela».
Menegatti – Gottardi, quali sono i punti forti di questa coppia?
«È una coppia assortita che gioca insieme solo da due anni, quindi da poco tempo rispetto a tante altre coppie mondiali, però la loro forza è che Valentina Gottardo ha solo 20 anni, è molto giovane ma con enorme talento ed è abbinata ad un’atleta più grande, Marta Menegatti che ha già partecipato a tre olimpiadi. Quindi c’è un connubio fra la spensieratezza e la giovane età di Valentina, senza troppa pressione, e al contempo l’esperienza di Marta, che sa cosa vuol dire prendere parte a un campionato mondiale. Questa è stata la loro forza, sono due grandi professioniste focalizzate sull’obiettivo. Marta, nonostante tutta l’esperienza alle spalle, continua a fare progressi. Il nostro obiettivo è procedere a piccoli passi migliorandoci sempre di più».
In che cosa consiste una giornata tipo di allenamento?
«Noi ci alleniamo quasi sempre due volte al giorno, mattina e pomeriggio e alterniamo giorni in cui facciamo due sedute di allenamento tecnico a giorni in cui facciamo allenamento fisico con il preparatore, in sala pesi. Ovviamente ci sono i riposi di mezza giornata quando lo riteniamo opportuno, in genere a metà settimana. Le atlete hanno ogni giorno a disposizione la fisioterapia, sono seguite da uno psicologo dello sport e dal Coni, con uno staff di ricercatori della preparazione olimpica. Svolgono anche test fisici che ci aiutano a direzionare meglio il nostro lavoro, quindi si cerca di non lasciare nulla al caso».
Parliamo di te, chi è Caterina De Marinis?
«Nasco a Vasto come giocatrice di pallavolo, ho iniziato a 12 anni, nel periodo estivo ho sempre giocato a beach volley, poi mi sono appassionata e mi sono tolta qualche soddisfazione anche lì, partecipando a competizioni internazionali. Successivamente mi sono data alla carriera di allenatrice, nel 2008 ho avuto l’opportunità di entrare nello staff della Nazionale e oggi sono ancora qui. Ho partecipato alla preparazione alle Olimpiadi di Tokio 2020 come assistente allenatore della coppia Lupo-Nicolai, già passati alla storia per la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Rio 2016. Ho seguito per tanti anni i giovani del beach maschile e femminile, un club con i migliori giocatori italiani e abbiamo partecipato a tante competizioni internazionali. Poi la Federazione ha pensato di affidarmi la prima coppia italiana Menegatti-Gottardi per puntare a questa qualificazione olimpica».
Nella tua carriera da giocatrice c’è una gara che ti è rimasta particolarmente impressa per emozioni o difficoltà?
«Sono tantissimi gli episodi che ricordo, da giocatrice di beach sicuramente il secondo scudetto, nel 2000. Insieme ad Antonella Del Core
abbiamo riportato a casa il titolo italiano, sconfiggendo la coppia che era pronta a partecipare alle Olimpiadi di Sydney, quindi è stata una grandissima soddisfazione. Poi nel corso della mia carriera ho fatto molte esperienze e girando per il mondo ho incontrato tante culture diverse. Nonostante sia passato molto tempo conservo ancora tutto dentro di me».
Perché il beach volley e la pallavolo hanno meno risonanza rispetto ad altri sport?
«Sicuramente il beach volley è considerato uno degli sport minori, anche in relazione alla pallavolo, sebbene ne sia figlio. La risonanza è un problema principalmente economico, dove girano più soldi è chiaro che si raggiungono più persone, anche se negli ultimi anni le televisioni sono presenti almeno nelle competizioni più importanti, per esempio il campionato italiano viene trasmesso. Non arriveremo mai ai livelli del calcio, ma posso confermare che dal 2016 il beach volley ha avvicinato molta gente, sia dal punto di vista atletico, che riguardo agli sponsor e agli amanti dello sport in tv. Gran parte del merito va alla performance di Paolo Nicolai e Daniele Lupo che vinsero la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio 2016, una medaglia storica perché non era mai successo prima che in questo sport gli azzurri salissero sul podio».
Quanto è difficile riuscire a far carriera nel beach volley?
«Per diventare atleti di alto livello in questo sport, come in molti altri, servono tanta dedizione, umiltà, voglia di mettersi continuamente alla prova. È uno sport molto faticoso, si sta lontano da casa per parecchio tempo e bisogna essere mentalmente e fisicamente preparati a questo. Inoltre è essenziale essere motivati a voler raggiungere un obiettivo, piccolo o grande che sia. La motivazione, la ragione che ti spinge a lottare, è l’unica cosa su cui non si può lavorare, devi sentirla dentro».
Sara Del Vecchio (Vasto Domani)