ABRUZZO – Prima la lite, poi le botte e infine i coltelli branditi per cercare di “lavare” il torto subito: è solo l’ultimo degli episodi violenti verificatisi su un autobus Tua in Abruzzo.
Solo pochi giorni fa ignoti aveva spruzzato spray al peperoncino all’interno di un mezzo pubblico, provocando disagi ai passeggeri e all’autista, e ancora il mese scorso un conducente era stato aggredito per non aver permesso a un passeggero di scendere in una fermata non prevista.
È il bilancio negativo degli ultimi mesi della Tua, Società Unica di Trasporto Abruzzese, e infatti Patrizio Gobeo, segretario provinciale Filt-Cgil Chieti-Pescara e portavoce degli autisti, ci ha tenuto a ribadirlo nell’intervista che ci ha concesso.
Quali sono le cause di quello che sta accadendo? Da dove deriva tutta l’insicurezza degli autisti?
«L’insicurezza nasce da un aspetto non difficile da inquadrare: la presenza di giovani e non, senza senso civico. Persone per cui è normale fare baldoria e creare problemi su un mezzo pubblico. Sono troppi quelli che credono di vivere in un’anarchia dove è consentito fare tutto, e episodi considerati goliardici si trasformano poi in tragedia. Pensiamo per esempio agli anziani che nei giorni scorsi hanno visto sfoderare i coltelli dalle bande di ragazzini che litigavano sul bus, è stato un trauma non indifferente. Per non parlare di chi chiede fermate straordinarie agli autisti: ci tengo a ribadirlo, noi autisti abbiamo prescrizioni di servizio che ci impongono di fermarci laddove le fermate sono previste, se qualcuno non si attiene, viene sanzionato dall’azienda. Purtroppo c’è chi ha scambiato il servizio pubblico locale con un taxi privato, i mezzi pubblici hanno delle regole».
Qual è lo stato d’animo degli autisti? Quali sono le soluzioni possibili?
«Siamo stufi. Stufi di andare in servizio terrorizzati dall’idea di essere coinvolti in episodi violenti. Chi prende servizio, specialmente durante le corse notturne e serali, sa che potrebbe andare incontro a problemi ma ha le mani legate. Sono mesi che chiediamo sicurezza all’azienda. Immaginate un autista, su un autobus sprovvisto di cellula di sicurezza, che vede salire sul mezzo un gruppo di persone fuori controllo: ha la responsabilità del mezzo, ma nel contempo deve portare a casa la pelle. Già il nostro è un lavoro che richiede una concentrazione alta, tra traffico, pedoni, motorini, attraversamenti non illuminati, se poi dobbiamo tenere un occhio sulla strada e uno sullo specchietto retrovisore la tensione sale alle stelle. Non possiamo lavorare non sentendoci al sicuro, gli autisti devono avere la certezza di avere mezzi con cabina protetta, dove se succede qualcosa si possono riparare e avvertire le forze dell’ordine. Solo così possiamo lavorare bene. Se facciamo prevenzione già da ora, probabilmente eviteremo problemi futuri».