VASTO – La notizia è di questi giorni. Lo scheletro di un giovane capodoglio spiaggiato sul litorale di Ostia e morto nel 2019, successivamente seppellito nella tenuta presidenziale di Castelporziano per permetterne la decomposizione in sicurezza, è stato recuperato per essere destinato alla Casa Pelagos, il nuovo museo interattivo sul Santuario dei cetacei inaugurato lo scorso anno nell’Oasi WWF di Orbetello, in Toscana. La notizia, rimbalzata a Vasto, ha fatto tornare alla ribalta lo spiaggiamento a Punta Penna nel 2014 di tre capodogli, le cui carcasse vennero poi seppellite in un luogo segreto. Si parla da tempo del recupero degli scheletri, ma finora, tranne alcuni contatti che l’amministrazione comunale ha preso con il dottor Vincenzo Olivieri, presidente del Centro Studi Cetacei di Pescara, non è stato fatto nulla di concreto per riportare alla luce gli scheletri. Circostanza che oggi, alla luce di quanto successo nella tenuta presidenziale di Castelporziano, presta il fianco a una serie di commenti.
«C’è uno stridente e mortificante contrasto per Vasto fra i tempi di recupero dello scheletro del capodoglio sepolto nella tenuta presidenziale di Castel Porziano e gli incomprensibile ritardi nel recupero degli scheletri dei tre capodogli morti nel famoso spiaggiamento a Punta Penna del 2014 – sostiene l’ecologista Stefano Taglioli – da una parte il recupero dopo lo spiaggiamento del 2019 e la sepoltura (tempi tecnici per la decomposizione in sicurezza e prima di irreparabili danni) e, dall’altra, ormai quasi 10 anni di attesa e di inutili solleciti. Solo negli ultimi mesi, su mediazione degli ecologisti locali, ci sono stati finalmente contatti, sollecitati dal 2017, fra questa amministrazione comunale e il Centro Studi Cetacei di Pescara che, è bene ribadirlo, da subito ha sempre messo a disposizione la propria grande competenza. Forse troppo tardi – speriamo di no – per evitare danni agli scheletri. Attendiamo notizie, che tardano a venire, sulla ispezione preventiva prima dell’eventuale recupero. Il recupero museale degli scheletri – a Vasto ben due interi e uno in parte, nonché più grandi rispetto all’unico esemplare giovane di Castelporziano – sarebbe una formidabile occasione naturalistica e turistica, ma, nonostante tale valenza, ci sono voluti tutti questi anni solo per avviare dei contatti. Ciò è deprimente a confronto con quello che sta celermente e virtuosamente avvenendo a Castelporziano. Ci auguriamo, nel ricordo della meravigliosa sinergia di quel 12 settembre 2014 fra cittadini, enti vari e amministrazione guidata dall’allora sindaco Luciano Lapenna, e che permise il salvataggio di 4 capodogli e il pronto seppellimento degli altri dopo le necroscopie in loco da parte della Università di Padova, che si proceda in tempi brevi», conclude Taglioli.