CHIETI – «La Asl 2 Lanciano Vasto Chieti ha poco rispetto non solo dei malati, ma anche dei defunti e delle loro famiglie».
Comincia così la segnalazione che un impresario funebre del vastese ha voluto lanciare per portare all’attenzione della comunità l’iter che, in provincia di Chieti, aspetta chi scegli di essere cremato dopo la morte. «Ho curato il funerale di una persona che come pratica funeraria ha scelto la cremazione. Parliamo di una persona giovane, deceduta per un brutto male. Non tutti sanno che, per poter procedere alla cremazione, alla salma vanno eseguiti secondo normativa nazionale, dei prelievi biologici (un procedimento previsto dall’art. 3 comma 1 lettera h della legge n. 130/2001.) Questo serve perché con la cremazione, il corpo del defunto viene incenerito e di conseguenza si perde la possibilità di eseguire test genetici, per cui questi campioni prelevati vengono conservati per 10 anni, a cura della Asl di competenza», ha continuato l’impresario funebre.
La segnalazione poi continua: «Nella fattispecie, come avviene il prelievo? Qui inizia l’odissea: l’unico ente territorialmente competente nella nostra Asl è l’ospedale di Chieti. Questo comporta che l’impresa funebre debba mettersi in contatto con il medico legale di turno, concordare un appuntamento che va preso, secondo regolamenti della Asl, entro le 48 ore dal decesso ed in ogni caso prima della celebrazione delle esequie, mentre la salma viene ancora vegliata. Ve lo immaginate dover spiegare ad una famiglia, che ha già subito un lutto, che a breve andremo a prendere la salma per una mezza giornata per portarla in giro fino a Chieti, fare i prelievi e riportarla di nuovo indietro, dopo aver sigillato definitivamente la bara? Immaginate il disagio della famiglia che avrà la camera ardente allestita in casa, vuota! Immaginate cosa vuol dire emotivamente dover spiegare ad ogni persona venuta ad omaggiare il defunto che la salma è andata a fare una passeggiata? Immaginate anche che magari abitano al terzo piano e questo defunto deve fare su e giù, sballottato per le scale? Ora io mi domando: cosa cambia se questo prelievo viene fatto dopo il funerale, in modo da non dover riportare la salma nella camera ardente? E perché bisogna andare per forza a Chieti? Teniamo conto che, per effettuare un prelievo, la salma non viene neanche rimossa dalla bara. Perché solo la sala autoptica di Chieti è autorizzata? Cosa ci sarebbe di così sbagliato se i prelievi venissero fatti anche negli ospedali di Vasto o Lanciano, o nella camera ardente stessa? In altre regioni italiane addirittura il prelievo viene fatto dal medico necroscopo, effettuando un semplice tampone nasale come quelli del Covid, o prelevando un’unghia al domicilio del defunto!»
L’impresario funebre poi conclude: «I disagi per noi operatori funebri e soprattutto per le famiglie non finiscono qui. Quando viene rinvenuta una salma, in strada o in casa, c’è bisogno del parere di un medico legale per accertare le cause della morte ed escludere quindi la morte da reato. Ma le ricognizioni cadaveriche non vengono più effettuate sul posto, anche in questo caso le salme devono essere trasportate a Chieti. Qui la cosa è ancora più grave! La ricognizione cadaverica, fino a qualche tempo fa, era effettuata della medicina legale territorialmente competente: era il medico legale che, dopo aver effettuato la ricognizione sul luogo del ritrovamento della salma, decideva se era il caso di approfondire l’esame con una autopsia o se la salma poteva essere subito svincolata, trattandosi di morte naturale o qualora la causa della morte fosse evidente. A mio avviso, è di estrema importanza che la ricognizione avvenga proprio sul luogo del ritrovamento, perché il medico legale, che è specializzato nel suo lavoro, può notare qualcosa che magari ad un occhio inesperto può sfuggire; si rischia inoltre che alla salma venga “danneggiata” durante il trasporto, compromettendo totalmente il corso di una potenziale indagine giudiziaria! Anche perché, una volta arrivati a Chieti, non è che il medico sta lì sulla porta ad aspettare! Ci fanno lasciare la salma in obitorio e poi nominano un medico: a volte trascorrono anche due o tre giorni! Immaginate in estate, già raggiungere Chieti da un paesino del vastese è lunga, poi la salma resta fuori dalla cella frigorifera per le prime 24 ore (la legge lo prevede, al fine di non ostacolare eventuali manifestazioni di vita). C’è qualcosa che non quadra in tutto questo: non è che qualcuno ha un tornaconto da queste manovre? A pensar male si fa peccato… ma spesso si indovina!».