CUPELLO – Nelle ultime settimana ha fatto molto discutere la proposta di realizzare un parco eolico nei territori di alcuni Comuni dell’Alto Vastese. Dopo che molti attori istituzionali e sociali del territorio avevano espresso la loro contrarietà, ecco spuntare l’ennesimo progetto simile ma questa volta finalizzato alla realizzazione di un campo fotovoltaico.
Lo ha fatto sapere il vicepresidente regionale Copagri Camillo D’Amico, che in una nota ha detto: «Dopo l’annuncio di qualche giorno fa di un parco eolico che dovrebbe sorgere con 11 aerogeneratori nei comuni di Cupello, Fresagrandinaria, Tufillo, Palmoli e Furci è di stamane l’ennesimo annuncio di un ennesimo progetto di occupazione di terreno fertile e produttivo con un impianto fotovoltaico».
Per cercare di comprendere a pieno la questione abbiamo intervistato D’Amico, che ci ha parlato delle condizioni che attirano le aziende di energia, spesso srl, nel territorio abruzzese e di come molti cerchino di speculare sulla situazione.
Vicepresidente D’Amico, come mai secondo lei c’è tutto questo interesse verso i territori dell’Alto Vastese?
«C’è grandi interesse a speculare sul territorio e di sfruttare la particolare congiuntura negativa che sta colpendo il comparto agricolo per appropriarsi dei terreni. Soprattutto nelle zone di media collina e montagna i campi sono lasciati per la maggior parte all’abbandono, c’è giusto qualche fazzoletto di terra coltivato e alcuni orti che servono le necessità familiari. Sono principalmente due le convergenze che sottaccio alla proposta e successiva realizzazione di questi progetti: da una parte ci sono gli agricoltori, alla canna del gas, a cui poter incamerare subito un pagamento può risolvere molti problemi e incombenze, dall’altra ci sono i Comuni, che molto spesso vengono foraggiati dalle aziende interessate a realizzare il progetto e alla fine accettano».
Sono in molti, anche stranieri, ad aver acquistato nell’Alto Vastese per la bellezza paesaggistica, ed ora alcuni di loro minacciano addirittura azioni legali. Secondo lei quali sono risposte concrete che le istituzioni possono mettere in campo per contrastare il fenomeno?
«Vi immaginate l’impatto che possono avere 11 aerogeneratori o distese kilometriche di pannelli solari sul territorio? È normale che ci sia una reazione da parte della cittadinanza e di chi ha scelto la nostra regione per trascorrere le vacanze o la vecchiaia. Ci sono delle zone che sarebbero interessanti per l’installazione dei pannelli, come quelle marginali o declive, ma non è questo il caso. Si potrebbero utilizzare i tetti dei capannoni industriali abbandonati, rimettendoli in sesto, ma questo non viene contemplato. C’è necessità che siano i Comuni in prima persona a segnare il confine, bisogna mettere mano al piano regolatore ed impedire che progetti così impattanti vengano realizzati. Non ci si può piegare per la promessa di qualche royalties o di posti di lavoro».