CASALBORDINO – Si sono svolte ieri le elezioni del nuovo consiglio d’amministrazione e del nuovo presidente della cantina sociale Madonna dei Miracoli di Casalbordino.
L’elezione ha visto il completo ricambio dei vecchi consiglieri e dovrebbe imprimere una nuova direzione all’amministrazione della cantina, che rivolgerà maggiormente la sua attenzione alle esigenze del territorio. Per cercare di capire al meglio la situazione di cambiamento incontro cui sta andando la cantina abbiamo intervista il neopresidente eletto Domenico Eleuterio.
Presidente Eleuterio, si è parlato di una svolta con questa elezione, ci racconta meglio le dinamiche che hanno coinvolto la cantina?
«C’è stato un cambio di guardia, tutto il consiglio uscente è andato via. Ci siamo presentati con una lista completamente nuova, avevamo un’idea ben precisa e i soci ci hanno dato ragione. La cooperativa era afflitta da alcune grosse lacune, in primis per quanto riguarda il valore che dava al territorio. Non c’era interesse a mantenere i conferimenti, abbiamo avuto l’impressione che la cooperativa si fosse trasformata in una semplice società commerciale, si era spostata sull’industria e non dava valore alle richieste dei coltivatori. Di conseguenza i soci hanno creduto nel nostro impegno, vogliamo trovare le criticità e portare cantina a livello accettabile: abbiamo tanto lavoro da fare per ridare alla cooperativa il suo senso originario e ripristinare la cura del territorio. È stata sicuramente una scelta coraggiosa quella degli agricoltori, che hanno deciso di sostituire un cda che da 15 anni sedeva alla guida della cantina. Ma era in gioco la sopravvivenza della cooperativa per come la intendevano».
Quali sono stati i risultati della passata stagione? La peronospora ha colpito duramente gli agricoltori che conferiscono alla vostra cantina?
«Questo è un problema davvero molto sentito, la peronospora ha azzerato una fetta importantissima della produzione vinicola abruzzese. Siamo passati dai 100mila quintali conferiti nel 2022 ad appena 37mila quintali nel 2023. È una situazione molto delicata da gestire, basti pensare che un’azienda vinicola da 10 ettari ha ogni anno costi fissi che si aggirano sui 40.000 euro annui: se va a mancare l’introito legato all’uva, è chiaro che gli agricoltori si trovano in una situazione disperata. La necessità sarebbe quella di trovare da parte delle istituzioni risposte concrete, c’è bisogno di finanziamenti che permettano di attenuare la criticità di questa stagione, dilazionando i pagamenti in 5 anni. In ogni caso, la nostra missione è quella di guardare al territorio, concentrare le nostre attenzioni e fare di tutto affinché il socio possa produrre».