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La linea Gustav e la battaglia di Ortona: il racconto dello storico Salvatore Galante

Lo storico locale Salvatore Galante, presente oggi alla conferenza sulla battaglia di Ortona, ci ha raccontato alcuni dettagli poco conosciuti

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ATESSA – Oggi, 24 gennaio, la sala Polivalente Montemarcone di Atessa ospiterà il convegno “Tracce di storia: la linea Gustav. Ortona 1943 – La battaglia dimenticata”.

Protagonista dell’evento oltre ad Angela Arnone, cofondatrice Muba e referente rapporti con il Canada per la battaglia, sarà Salvatore Galante, storico e divulgatore locale. Proprio in occasione della conferenza, abbiamo deciso di intervistare Galante per provare a ricostruire gli eventi e le conseguenze della tragica battaglia combattuta nel dicembre 1943.

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Partiamo con una premessa: quando parliamo della battaglia di Ortona ci riferiamo agli scontri che tra il 4 e il 28 dicembre 1943 portarono alla conquista della città situata sulla linea Gustav. Sul campo di battaglia si confrontarono le truppe della Prima divisione canadese di fanteria, il terzo reggimento paracadutisti tedesco e i Panzergranadier, che secondo alcune fonti avevano ricevuto l’ordine da Hitler in persona di difendere «la Fortezza Ortona fino all’ultimo uomo». Solo il 27 dicembre i combattimenti all’interno del centro urbano che andavano avanti dal 20 dicembre si allentarono e, dopo 8 giorni di violentissimi scontri casa per casa, durante la notte tra il 27 e il 28 i tedeschi abbandonarono la città ritirandosi verso Nord.

Galante, perché secondo lei nell’ultimo periodo è rinato tanto interesse intorno alla battaglia di Ortona?

«Sicuramente il rinato interesse c’è, posso confermarlo. Negli ultimi giorni del 2023 ricorreva l’80esimo anniversario della battaglia e quindi penso che questo traguardo abbia contribuito a risvegliare le coscienze su un’evento di portata così importante, che ha sconvolto a suo tempo una parte importante del nostro territorio. Le conferenze e gli eventi a celebrazione della battaglia di Ortona arrivano in questo periodo anche perché siamo vicini al 27 gennaio, giornata della memoria, e gli eventi che trattano gli avvenimenti della Seconda guerra mondiale e che hanno portato alla caduta del nazismo si iscrivono a pieno titolo in questa ricorrenza».

Cosa rende la battaglia di Ortona tanto interessante dal punto di vista storico e militare?

«Bisogna sottolineare che Ortona è ricordata come “la piccola Stalingrado”, proprio per la ferocia dei combattimenti e per la distruzione quasi totale che l’abitato ha subito durante la battaglia. Montgomery non si aspettava di trovare una tale resistenza in città e questo è costato la vita a molti soldati alleati. Ma andiamo per gradi: prima di arrivare ad Ortona, gli alleati si erano già scontrati con i tedeschi prima sulla linea Volturno e poi su quella Barbara, ricacciandoli indietro con la battaglia del Trigno dell’ottobre ’43. Montgomery si aspettava di poter procedere spedito verso Pescara, per poi prendere la Tiburtina e incontrare a Roma la Quinta Armata, ma le cose non andarono così. Prima di tutto i canadesi trovarono una strenua resistenza da parte dei tedeschi di ritirata verso Nord, che avevano fatto saltare dietro di loro le strade, le ferrovie e i ponti sul Sangro. La situazione fu aggravata anche dal fatto che il novembre del 1943 fu un mese straordinariamente piovoso: le acque del Sangro, gonfiate dalle precipitazioni che avevano trasformato le sponde del fiume in pantani, ritardarono e complicarono ulteriormente l’avanzata delle truppe alleate. Una volta arrivati alle porte della città i canadesi si trovarono di fronte una roccaforte ben difesa, perfetta per mettere in atto operazioni di guerriglia. Nonostante i paracadutisti tedeschi e i Panzergranadier fossero in netta minoranza, parliamo di una consistenza stimata tra i 1000 e i 2000 uomini a fronte dei 4000 o 6000 soldati alleati, l’esito della battaglia non fu scontato e la conquista di Ortona costò moltissime vite agli Alleati».

di Giacomo Del Borrello ([email protected])
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