VASTO – È passato un anno dalla morte in carcere di Simone Maccarone, il 52enne residente a Vasto che scontava una pena detentiva nel carcere di Pescara.
Maccarone, che era sofferente da diverso tempo, nelle sue ultime settimane di vita era stato trasferito del carcere e ricoverato all’ospedale di Popoli, dove i medici avevano riscontrato una pericardite acuta. Dopo qualche giorno in osservazione, era stato di nuovo trasferito in carcere, ma visto che la sua situazione clinica non migliorava era stato successivamente ricoverato all’ospedale Santo Spirito di Pescara, dove è rimasto per una settimana. Simone Maccarone era stato poi dimesso giovedì 18 gennaio 2023 e da quel giorno fino al 23 gennaio Maccarone, molto provato, aveva avuto solo due contatti telefonici con i familiari e con l’avvocato, doveva aveva chiesto di essere trasferito in ospedale. Solo il 23 il giudice aveva acconsentito al ricovero. Il giorno seguente, 24 gennaio, l’avvocato ha comunicato alla famiglia il decesso di Simone.
La morte era stata così denunciata dai familiari dell’uomo alla Procura della Repubblica di Pescara che ha aperto un fascicolo d’indagine e disposto l’esame autoptico per fare chiarezza sulla morte del 52
Alessio Maccarone, fratello di Simone, dopo un anno trascorso senza risposte dalla tragica morte ha fatto sapere: «Il primo febbraio è prevista l’udienza, sappiamo che il Pm ha chiesto l’archiviazione del caso. Noi però non ci arrendiamo, vogliamo sapere la verità su Simone, abbiamo le carte che lo dimostrano: per noi l’hanno lasciato morire. Mio fratello era stato ricoverato e i medici avevano riscontrato una pericardite, era già sofferente da molto tempo, e ci sono 7 istanza di incompatibilità con il regime carcerario presentate dal suo avvocato. Simone è morto per un batterio allo stomaco, un’infezione che probabilmente potevano curare con un semplice antibiotico, ma lo hanno ricoverato in ritardo: tra il suo ritorno nel carcere e il successivo trasferimento in ospedale sono passati 5 giorni. Perché hanno aspettato tutto questo tempo? È passato un anno e non ancora abbiamo risposte dalle istituzioni, anzi ci sentiamo completamente abbandonati dallo stato. Ma vogliamo andare fino in fondo e fare chiarezza sulla morte di Simone».