PESCARA – «Il ponte di 200 metri tra la Maiella e il Morrone è una scelta sbagliata. Intitolare a Celestino V un ponte che violenterà la montagna arrecando danni enormi già dalla fase di cantiere, se mai questa sciagurata idea dovesse trovare concreta realizzazione, rappresenta di per sé una scelta sbagliata», inizia così la dura nota di critica che il WWF Chieti-Pescara ha rilasciato a proposito del progetto del nuovo ponte che dovrebbe unire le due cime abruzzesi.
La struttura dovrebbe unire la SP 64 alla SS 614 nel territori di Lettomanoppello e Roccamorice e diventare un’arteria cruciale per la viabilità della zona, collegando il tratto con le SP 22 e 65, che salgono verso gli impianti di Passolanciano, le terme di Caramanico, il Volto Santo di Manoppello e il parco didattico del fiume Lavino. L’appalto, che è stato assegnato lo scorso ottobre, ha un valore complessivo di 7 milioni di euro.
«Il ponte non è affatto una straordinaria occasione per lo sviluppo turistico ed economico dei territori», ha commentato la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco, «Pensiamo invece, ad esempio, a come il Camino di Santiago di Compostela sia un percorso lento frequentatissimo anche da parte di cittadini abruzzesi, e al fatto che il Cammino Grande di Celestino V riproposto dal Parco Nazionale della Maiella non abbia alcun bisogno di ponti. Non trascuriamo inoltre il danno che una simile infrastruttura avrebbe sia nella fase di esercizio così come già in quella di cantiere, nella quale sarebbero necessari interventi pesantissimi, che aprirebbero ferite insanabili. Senza dimenticare che siamo in un’area a elevato rischio sismico con presenza di numerose faglie attive».
Dello stesso avviso anche la delegata del WWF Italia per l’Abruzzo Filomena Ricci, che ha fatto sapere: «La miopia che affligge la politica italiana porta a ritenere eternamente valide scelte che hanno funzionato in passato ma che oggi sono fuori tempo, come l’insistenza sugli impianti di risalita, spesso ipotizzati (o, peggio, realizzati con spreco di risorse pubbliche) persino a quote altimetriche nelle quali l’innevamento naturale è da anni una rarità e dove persino la neve sparata con i cannoni è spesso inutilizzabile a causa di temperature troppo elevate, al di là dello spreco di una risorsa idrica sempre più preziosa».