Di Anna Bontempo
VASTO – Una strage di alberi. Il 2023 verrà ricordato dai vastesi come l’anno degli abbattimenti che hanno drasticamente depauperato il nostro patrimonio arboreo. A farne le spese soprattutto pini, specie botanica particolarmente invisa all’amministrazione comunale, ma sotto i colpi delle motoseghe sono finiti anche tigli, cipressi, lecci ed eucalipti. Centinaia di alberi persi, con danni ambientali e paesaggistici notevoli.
Proviamo a ripercorrere i fatti più salienti di questo anno che consegna ai vastesi una città più povera di verde e più ricca di cemento, in barba ai cambiamenti climatici.
I 40 CIPRESSI DI CANALE – Quaranta cipressi messi a dimora da un privato alcuni decenni fa sono stati tagliati i primi di agosto in località Canale, lungo la costa vastese. Secondo l’ordinanza sindacale pubblicata all’albo pretorio poche ore prima dell’abbattimento (ma qualcuno sostiene, foto alla mano, che le motoseghe siano entrate in azione prima della pubblicazione del documento) “i cipressi camuffavano usi e condotte illegali”. In poche parole erano “abusivi”. Lo stesso sindaco Francesco Menna rassicurava che «al posto degli arbusti messi a dimora per camuffare usi e condotte illegali, pianteremo alberi compatibili con quell’ambiente». Sono passati quattro mesi e le nuove piantumazioni non si sono ancora viste.

VILLETTA DUE PINI – È un’altra pagina nera che getta una pesante ombra sulla discutibile gestione del verde in città. La giunta approva il progetto di riqualificazione dell’area verde vicina alla caserma dei carabinieri e decide di tagliare sedici rigogliosi pini messi a dimora negli anni ’80, le cui radici avevano rovinato il manto stradale. Si sarebbe potuto intervenire diversamente, si sarebbero potute vagliare soluzioni alternative all’abbattimento, come suggerito dal Comitato “Amici degli alberi”, si sarebbe potuto togliere il cemento e trasformare la villetta in un parco. L’amministrazione invece ha pervicacemente tirato dritto nonostante il ricorso al Tar delle associazioni, che ironia della sorte, hanno ottenuto la sospensiva al taglio dei pini dopo che gli alberi erano già stati tagliati. Ora si attende la decisione dei giudici amministrativi nel merito. Nel frattempo i lavori di “riqualificazione” alla villetta Due pini sono fermi. Si vede qualche operaio di tanto in tanto.

L’ACERO DI PIAZZA MARCONI – Della maestosa pianta messa a dimora nel 1879, secondo la ricostruzione dello storico Luigi Murolo, resta oggi solo un moncone e un poderoso apparato radicale. Dal Comune fanno sapere che era malato e che, quindi, l’abbattimento è stato inevitabile. Poteva essere salvato? Non siamo certo noi a poterlo dire, ma l’acero di piazza Marconi che per 144 anni ha regalato ombra e frescura con la sua chioma, mostrava segni di sofferenza da tanto tempo. Cosa è stato fatto per salvarlo?

I PINI NORVEGESI DI VIALE DALMAZIA – Quattordici pini norvegesi presenti a Vasto Marina, in viale Dalmazia, angolo via Gargano, sono stati tagliati a marzo perché le radici sono andate incontro ad asfissia a causa di una persistente e copiosa perdita di acqua potabile. I pini norvegesi sono una specie rara e pregevole per le nostre latitudini. Sono alberi sempreverde, molto longevi che riescono a raggiungere i 400 anni. Il danno ambientale è quindi considerevole. I residenti dicono che la perdita di acqua andava avanti da diversi anni. Che cosa è stato fatto per riparare la conduttura ed evitare che quell’area verde diventasse un pantano? Un altro caso di incuria e a farne le spese sono stati gli alberi.
Ovviamente, anche in questo caso, le piante abbattute non sono state sostituite e l’area viene ormai utilizzata come parcheggio.
Questi sono i casi più eclatanti, ma la strage di alberi continua. Nei giorni scorsi sono stati abbattuti altri pini in via Mario Molino (ormai desertificata), via Tre Segni e in altre zone della città.

Prevedo tagli in cabina elettorale….
In controtendenza con l’intero mondo civile qui a Vasto si abbattono alberi sani e rigogliosi per lasciare spazio a cemento e asfalto. Non parliamo poi della “cosiddetta” sostituzione che si è realizzata in pochi casi e piazzando un misero pruno al posto di un grande pino, eucalipto, tiglio, acero o ippocastano… una autentica presa per i fondelli!