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30 Dicembre 2023
30 Dicembre 2023
Emanuele FiorebyEmanuele Fiore

L’ultimo saluto a Luca Di Giambattista

Nella chiesa Maggiore di Archi, l'addio in corso al 41enne deceduto all'ospedale di Chieti dieci giorni fa per cause sulle quali la Procura ha aperto un fascicolo. L'ipotesi di reato è omicidio colposo in ambito sanitario. Mercoledì scorso, l'autopsia sulla salma e dopo 60 giorni il responso. Dai primi riscontri è stato rilevato un grave shock settico

Luca Di Giambattista

Luca Di Giambattista

ARCHI – Fissati alle 10 di stamane, nella chiesa Maggiore di Archi, i funerali di Luca Di Giambattista, dell’appena quarantunenne deceduto il 19 dicembre 2023 all’ospedale di Chieti, sulla cui morte la Procura cittadina ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario, per ora contro ignoti, in seguito all’esposto presentato dalla moglie, unitamente ai genitori della vittima. L’uomo era padre di una bimba di sette anni.

Di Giambattista, conosciutissimo e stimato in tutta la zona anche per la sua attività, era istruttore di guida e gestiva un’autoscuola, soffriva da quattro anni di un’insufficienza renale che lo costringeva ad effettuare quotidianamente delle dialisi peritoneali notturne ed era seguito dal reparto di Nefrologia del nosocomio chietino.

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«Una situazione difficile – spiega in una nota la difesa, Studio3A-Valore spa che ha nominato come avvocato di parte, Marco Bevilacqua, del Foro di Chieti – che però si è aggravata, trasformandosi in una via crucis, dalla fine dello scorso agosto quando, dopo un esame richiesto dal centro Trapianti dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove il paziente era in lista d’attesa per il trapianto del rene, ed effettuato al reparto di Cardiologia di Chieti, erano emerse anche delle occlusioni in diverse arterie con la necessità di intervenire chirurgicamente: il quarantunenne, che ha anche patito pesanti reazioni avverse dopo la coronarografia, essendo allergico al liquido di contrasto usato per l’accertamento, il 28 agosto è stato sottoposto all’operazione per l’applicazione di tre by-pass alle coronarie, per essere poi dimesso dal reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti il 19 settembre».

«Da allora, – sottolinea la nota – tuttavia, il suo è stato un continuo andirivieni con ripetuti ricoveri al nosocomio chietino per svariate problematiche: dolori addominali, febbre, sospetta peritonite, persino una crisi epilettica di cui pure non aveva mai sofferto. A novembre il suo quadro clinico appariva in miglioramento, ma all’inizio di dicembre la situazione è tornata a peggiorare sempre più, soprattutto a causa delle terribili algie e i bruciori che Di Giambattista avvertiva all’altezza del catetere che aveva installato per la dialisi nella parte destra dell’addome, dove hanno iniziato a comparire ecchimosi ed evidenti croste rossastre, poi diffusesi in altre parti del corpo, glutei, schiena e torace».

«I sanitari dei reparti di Nefrologia/Dialisi e Cardiochirurgia – continua Studio3A-Valore spa -, a cui il paziente si è rivolto in più occasioni in preda al malessere e ai dolori lancinanti, dopo la visita hanno ritenuto di dimetterlo non ravvisando nulla di allarmante, limitandosi a medicarlo e a prescrivergli degli antidolorifici. Dopo il 15 dicembre il suo stato di salute però è precipitato: Di Giambattista non riusciva più ad alzarsi da letto, gli era uscita anche una micosi alla bocca che gli impediva di mangiare e bere, non poteva dormire a causa delle sofferenze, e così la moglie, il 18 dicembre, ha nuovamente contattato la Nefrologia di Chieti per segnalare, sempre più preoccupata, una situazione ormai insostenibile. La dottoressa con cui ha interloquito le ha risposto che non avevano ancora avuto modo di visionare le analisi che il paziente aveva effettuato in occasione del precedente accesso del 15 dicembre e che non appena le avessero esaminate l’avrebbero richiamata, e finalmente alle 18 di quella stessa giornata dal reparto in cui era in cura non solo hanno telefonato a casa ma hanno anche invitato il quarantunenne a ripresentarsi urgentemente l’indomani perché i valori degli esami erano sballati. Il paziente, dunque, la mattina del 19 dicembre è stato ricoverato, ma ormai evidentemente era troppo tardi: poco prima della mezzanotte dello stesso giorno è spirato».

Sconvolti dalla tragedia, i familiari della vittima il 20 dicembre scorso hanno presentato una denuncia alla stazione dei carabinieri di Chieti scalo, chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare le cause della morte del loro caro ed eventuali responsabilità. «Istanza – specifica la nota – subito riscontrata dalla Procura di Chieti. Il pubblico ministero, Lucia Anna Campo, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti, posto sotto sequestro tutta la documentazione clinica e, soprattutto, ha disposto l’autopsia per stabilire le cause e quindi le responsabilità del decesso».

Dell’autopsia è stato incaricato il professor Cristian D’Ovidio dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Chieti, che ha proceduto all’esame autoptico mercoledì 27 dicembre nella sala settoria del presidio ospedaliero di Fermo.

«Alle operazioni peritali – conclude lo studio legale – ha partecipato quale consulente tecnico di parte per i congiunti della vittima il medico legale, Marco Palpacelli. Per avere le prime risposte certe bisognerà attendere gli esiti degli esami istologici e tossicologici effettuati sui campioni prelevati. Data la complessità del caso, il consulente tecnico d’ufficio ha richiesto un termine di 60 giorni per depositare le conclusioni della sua perizia, ma dai primi riscontri è emerso che al quarantunenne potrebbe essere stato fatale un gravissimo shock settico. Ultimato l’accertamento irripetibile, il magistrato inquirente ha dato il nulla osta alla sepoltura e oggi, nella chiesa Maggiore di Archi, l’ultimo saluto».

Sincere condoglianze alla famiglia da parte della redazione di Zonalocale.

di Redazione ([email protected])
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