Di Anna Bontempo
VASTO – Si torna a parlare della convivenza tra la zona industriale e la riserva naturale di Punta Aderci, antico dilemma che si ripropone di tanto in tanto, animando il dibattito fra il mondo ambientalista e quello imprenditoriale. L’occasione è stata fornita dalla proiezione di un documentario avvenuta mercoledì pomeriggio nella sala parrocchiale di Santa Maria del Sabato Santo. Il video, ben fatto e dalle immagini accattivanti, è stato realizzato dall’associazione culturale Oltremuro – il cui presidente Michele Cappa ha moderato l’incontro – in collaborazione con l’Agenzia di comunicazione Cquadro. Sono intervenuti l’assessore all’ambiente, Gabriele Barisano, la consigliera regionale Sabrina Bocchino, l’ex presidente regionale di Legambiente, Giuseppe Di Marco, il direttore di AssoVasto, Giuseppe La Rana e l’architetto Francesco Paolo D’Adamo. In platea imprenditori, operatori turistici e il comandante della Guardia Costiera, Stefano Varone. Non c’erano ambientalisti, tranne Stefano Taglioli che compare anche nel video.
Tutti gli interventi – fatta eccezione per quello di D’Adamo che si è soffermato sulla storia del porto di Punta Penna – hanno focalizzato l’aspetto sulla possibile e necessaria convivenza tra riserva naturale, area industriale e porto.
«Sono 25 anni che la riserva di Punta Aderci è stata istituita, la zona industriale e il porto c’erano da prima», ricorda Barisano, «in questi ultimi 25 anni è stato raggiunto una sorta di equilibrio tra i vari interessi. Uno dei problemi maggiori della riserva è il grande afflusso turistico. Nel periodo estivo raggiungiamo grandi numeri, tant’è che stiamo ragionando su come limitare l’afflusso, come sperimentato in tante altre riserve. Dovremmo però far comprendere ai nostri concittadini che c’è bisogno di un salto culturale. Il porto c’è, la zona industriale c’è e credo che da parte di tutti sia stato fatto un grande sforzo per far convivere queste realtà», ha aggiunto il delegato all’ambiente, «oggi c’è anche la Zes, che è un elemento in più. Sono molto pragmatico: inutile stare a discutere su una eventuale delocalizzazione della zona industriale. Dobbiamo confrontarci su quello che c’è. Ben vengano quindi queste iniziative che riescono a mettere intorno ad un tavolo tutti gli attori. Chi amministra ha il dovere di conciliare tutte le necessità».
«Spesso gli ambientalisti hanno il paraocchi, invece bisogna essere pragmatici», sostiene Sabrina Bocchino, «io credo che le due realtà possano convivere, perché se blocchiamo tutto non si va avanti. Ci sono tanti imprenditori che hanno investito nella zona industriale. Spesso parliamo in termini distorti della riserva e dell’area industriale, come se l’una dovesse superare l’altra. Sono due realtà che invece devono convivere. Lo hanno fatto fino ad oggi e hanno dimostrato anche di farlo in maniera intelligente. L’area industriale ed il porto non hanno pregiudicato la creazione di questa splendida riserva naturale, che è diventata ormai un punto di riferimento per la Costa dei Trabocchi. Non lo dico per campanilismo, ma credo che il nostro sia il tratto più bello della Costa dei Trabocchi. La riserva e il tracciato ciclo-pedonale sono i principali attrattori del turismo di Vasto e di tutto il territorio. In una logica di promozione turistica credo che la Regione abbia dimostrato con i fatti di essere pronta a sostenere e rilanciare questo settore nevralgico per l’intero Abruzzo. Il tutto si è concretizzato con importanti finanziamenti. Sia la riserva che le industrie sono ricchezze da tutelare entrambe. Devono convivere. Lo hanno fatto fino ad ora e devono continuare a farlo», conclude la consigliera regionale della Lega che ha elencato tutti i finanziamenti erogati dalla Regione Abruzzo.
Per l’ex presidente regionale di Legambiente, Di Marco «è fin troppo evidente che ci troviamo in un momento storico che mette al centro il tema della sostenibilità. Si tratta di una sfida non solo ambientale, ma anche economico-sociale. Il tema della sostenibilità è trasversale. Vasto è un laboratorio importante che mette al centro la sostenibilità ambientale, ma anche economico-sociale».
Di Marco ha poi posto l’accento sulle divisioni nel mondo ambientalista.
«È chiaro che anche il mondo dell’ambientalismo sta attraversando una fase nuova e la sta attraversando non in modo allineato come è avvenuto in passato con le battaglie in difesa della Costa dei Trabocchi e della Via Verde. Oggi siamo divisi. Se leggo sui giornali che gli impianti eolici offshore e a terra rovinano il paesaggio o sono un problema per la biodiversità allora credo che ci sia un pezzo del nostro mondo che non ha capito in che direzione stiamo andando. Se vogliamo vincere la lotta al cambiamento climatico e abbassare le emissioni, se vogliamo mantenere la temperatura ai livelli che ci chiedono tutti gli scienziati allora dobbiamo realizzare impianti eolici a terra e a mare. Anche perché solo con le comunità energetiche possiamo reggere un quarto della produzione che ci chiede l’Unione Europea. Gli obiettivi energetici si raggiungono con gli impianti. Oggi dobbiamo essere quindi in grado di accompagnare questo percorso e Vasto è un laboratorio perfetto da questo punto di vista. È una sfida importante. Abbiamo la sfida di un porto, che è al centro di questa transizione ecologica ed energetica. Su Vasto abbiamo superato la contrapposizione tra Punta Aderci e area industriale, c’è un concetto ormai di sostenibilità, ci sono dei temi che sono trasversali, penso che i tempi siano maturi anche per ragionare con gli industriali. È simpatico ritrovarsi nella posizione di non essere il popolo del no. Possiamo tutelare tutte le specie che vogliamo, dal fratino all’orso, ma il cambiamento climatico distruggerà queste specie se non si interviene. Dobbiamo fare un salto culturale tutti insieme. Se vogliamo vincere la sfida dobbiamo remare tutti nella stessa direzione».
E infine La Rana.
«Avere un’area industriale adiacente ad una riserva naturale significa cullare la consapevolezza e il senso del rispetto», afferma il direttore di AssoVasto, «l’Abruzzo è già la Regione della sostenibilità con oltre un terzo della superficie sottoposto a tutela con parchi nazionali e regionali. Nonostante tutto siamo anche la Regione che in Italia ha il livello di PIL dell’industria superiore alla media nazionale. Se da una parte la riserva naturale deve essere tutelata e valorizzata, non dobbiamo mai dimenticare che dall’altra parte del pianerottolo – perché per me si tratta di un condominio – ci sono degli imprenditori che hanno investito, altri che stanno investendo, e il pubblico che in qualche modo ci sta mettendo delle risorse in ordine allo sviluppo del porto, alla creazione della ZES , all’ultimo miglio ferroviario. Questo è un territorio che non si può dissetare della propria saliva, ha bisogno di continue risorse e di continui investimenti. Dobbiamo creare occupazione. La riserva è un elemento importantissimo e deve essere sviluppato di più in termini di servizi. Dobbiamo lavorare meglio e in sinergia. Credo che mai come in questo periodo il mondo industriale con quello ambientalista stiano facendo collante».