CASOLI – Un viaggio alla scoperta di un patrimonio poco conosciuto ma di straordinario valore. Lo si può compiere sfogliando il volume “Dimore storiche in Abruzzo. Storia, identità e patrimonio culturale privato” promosso dalla sezione abruzzese dell’Associazione dimore storiche italiane (Adsi) ed edito da Carsa. Nel libro, realizzato in carta patinata e corredato da testi storico-architettonici e numerose fotografie, sono catalogate e studiate, per la prima volta, 41 dimore presenti sul territorio regionale, di proprietà dei soci dell’Adsi. Tra di esse figura anche Palazzo Tilli di Casoli, edificio settecentesco dell’imprenditrice pescarese, Antonella Allegrino, che lo ha riaperto al pubblico nel 2018 dopo un lungo e importante intervento di restauro condotto nel pieno rispetto della struttura originale.
«Mi ha fatto molto piacere aprire le porte di Palazzo Tilli per la realizzazione di questo prezioso volume, che guida alla scoperta di autentici “gioielli” del territorio abruzzese, – ha spiegato la proprietaria Allegrino –. Sono dimore private poco conosciute ma affascinanti, che raccontano la storia, le abitudini, le tradizioni, il legame con il paese di famiglie della regione. Luoghi suggestivi che offrono riferimenti artistici e architettonici e che restituiscono, a chi le visita, l’identità del territorio d’origine. Capita di frequente che i visitatori di Palazzo Tilli restino piacevolmente sorpresi dalla bellezza dei suoi ambienti e dai riferimenti storici che offre. Questo accade perché si conosce poco il “vissuto” che custodisce e che va valorizzato. Le dimore storiche costituiscono un patrimonio che rende vivi e vitali borghi e paesi creando un indotto economico importante nel territorio al quale appartiene».
Nel volume, le pagine dedicate a ciascuna dimora propongono note storiche sull’origine dell’edificio e sulle vicende della famiglia proprietaria, informazioni sugli aspetti architettonici, eventuali aneddoti raccontati dal socio proprietario e cenni sulle personalità che l’hanno abitata o frequentata. I testi, redatti da Federico Bulfone Gransinigh e Claudio Mazzanti (Università “G. d’Annunzio” di Chieti – Pescara), sono corredati da immagini fotografiche esterne ed interne, che in alcuni casi mostrano particolari significativi del decoro architettonico o degli arredi al fine di restituire un clima di intimità familiare.
«Ritengo che questa iniziativa sia doppiamente meritoria: innanzitutto perché contribuisce a chiarire quei ruoli di rappresentanza, di amministrazione di accoglienza e di aggregazione che queste case, con le loro famiglie, avevano; poi perché svela l’inestricabile legame che questo patrimonio ha con i rispettivi tessuti urbani, col territorio e col paesaggio: quell’unicum strutturale e stratificato nella storia che dà il senso vivido e profondo dell’identità – ha sottolineato nella presentazione del volume, Giovanni Ciarrocca, segretario generale e presidente della sezione Abruzzo dell’Adsi –. Siamo custodi, aggiungo inesausti, e sentiamo l’obbligo morale di dovere conservare, mantenere e trasferire ai nostri figli e alle future generazioni i nostri beni, nell’interesse anche del nostro amato Abruzzo e dei territori in genere».
Il volume, nella presentazione, si avvale del contributo dell’illustre storico dell’arte, Claudio Strinati.