LANCIANO – Le truffe perpetrate a mezzo di applicazioni di messaggistica istantanea sono sempre più numerose e la nuova modalità che si sta diffondendo e che ha già visto diverse vittime cadere preda del raggiro, riguarda un’evoluzione dei classici metodi: facendo accesso sul link che viene inoltrato alla vittima, i malfattori, fingendosi figli/nipoti, riescono a carpire la fiducia dell’ignara persona offesa facendosi bonificare, con vari escamotage, cospicue somme di denaro.
Nel pomeriggio di ieri personale gli agenti della polizia di Stato della sezione investigativa del Commissariato di Pubblica sicurezza di Lanciano hanno raccolto la denuncia presentata da una donna che, nella mattinata, aveva ricevuto un messaggio dal seguente tenore:
Quindi, come richiesto nel messaggio, la signora ha iniziato a chattare a mezzo WhatsApp con colui che riteneva essere il proprio figlio il quale, carpita la fiducia dell’interlocutrice, dopo circa un’ora dal primo contatto, ha chiesto all’ignara vittima di prestargli del denaro in quanto, avendo cambiato il numero, aveva il conto bloccato. Nella conversazione il truffatore, sedicente figlio, ha chiesto alla donna di effettuare una ricarica in tabaccheria dell’importo di circa mille euro dicendo che avrebbe potuto pagare sia con il bancomat che in contanti. Sempre ritenendo di essere in contatto con il proprio figlio, la vittima ha effettuato una ricarica in una tabaccheria dopo aver ricevuto dal truffatore le coordinate necessarie ossia il numero di carta, il codice utente ed il codice fiscale. Solo successivamente, raggiunta telefonicamente dal vero figlio, ha capito di essere stata vittima di un raggiro.
«Purtroppo non si tratta di un caso isolato, – ricorda il Commissariato di Lanciano – sono diversi ormai gli episodi di truffe consumate o tentate effettuate con analoghe modalità: ricezione di un messaggio dal sedicente figlio che avvisa di aver rotto il telefono e che chiede di salvare il suo nuovo numero tra i contatti. Al primo messaggio seguono richieste insolite di denaro, la ricarica di una carta prepagata, le credenziali per accedere al conto corrente».
Il consiglio è quello di accertarsi in altro modo dell’identità di chi ci scrive innanzitutto provando a chiamare il numero di cui siamo già in possesso e che sappiamo essere reale per chiedere chiarimenti non esitando, in ogni caso, a contattare le forze dell’ordine ai numeri di emergenza.