VASTO – Potrebbe sembrare un film se non fosse una storia realmente accaduta nel nostro Paese nel terzo millennio, storia che sta coinvolgendo in tutta Italia, circa ventimila lavoratori e lavoratrici, e quindi altrettante famiglie. E soltanto da poche settimane, quando purtroppo i buoi sono fuggiti da tempo dalla stalla, queste oneste persone che per una vita hanno lavorato in Banca, ripeto, circa ventimila lavoratori e lavoratrici, famiglie intere, si sono decise finalmente di rendere pubblica la loro triste vicenda facendo conoscere all’opinione pubblica del nostro Paese la loro incredibile storia di persone raggirate. Ma non da fantomatiche catene di Sant’Antonio o da venditori di stoviglie in televisione, no! Raggirate dal Fondo Pensione della banca nella quale, da sempre, avevano riposto una fiducia cieca, perché era stata per una vita la loro datrice di lavoro! Un Fondo che loro stesse, con i risparmi mensili, avevano contribuito a costituire quando erano in servizio come dipendenti del Banco di Roma prima e della Banca di Roma poi. Il patrimonio del Fondo doveva servire per alimentare una rendita integrativa mensile alla pensione INPS, una volta maturata l’età del pensionamento. Ed invece, nel giro degli ultimi due anni la loro pensione integrativa è stata decurtata di circa un 70%! Un fatto semplicemente incredibile e di una gravità inaudita se pensiamo che è capitato in Italia, paese cofondatore dell’Europa, componente del G7, ad un Fondo gestito da una delle maggiori Banche d’Italia e d’Europa e non aduna qualsiasi Cassa Rurale ed Artigiana della Bassa, con tutto il rispetto per le banche di piccole dimensioni.
Nonostante la presenza di organi di controllo interni, oltre che esterni, COVIP e Sindacati! Il tutto è avvenuto in un silenzio assordante, quasi fosse un gran segreto, senza che uscisse la benchè minima voce su quello che stava realmente accadendo alle spalle di ben ventimila pensionati, dicansi ventimila famiglie di pensionati. Una storia che ha semplicemente dell’irreale anche perché maturata all’ombra di una delle più note istituzioni bancarie del Paese che ogni anno chiude i bilanci con milioni di euro di utili d’esercizio, che paga profumatamente i propri dirigenti e che conta in mezza Europa milioni di clienti tra privati e aziende. E’ in questo grande gruppo bancario, UNICREDIT per l’appunto, che nel 2007 confluì Banca di Roma, allora capofila di Capitalia. A sua volta la Banca di Roma vide la luce nel 1992, come concentrazione di tre banche, Banco di Roma, Banco di Santo Spirito e Cassa di Risparmio di Roma. Il Banco di Roma era indubbiamente delle tre quella che per dimensione e storia rappresentava l’istituzione più importante. Fondato nel 1880, l’Istituto romano fu, per un lungo periodo della sua storia, controllata dall’I.R.I. e dichiarata, insieme a Banca Commerciale Italiana e Credito Italiano banca d’interesse nazionale. Fu la prima banca italiana ad aprire ad inizio del XX secolo filiali all’estero, Parigi (1902), La VallettaMalta (1906), Barcellona (1910). L’Istituto romano scelse di espandersi nel Mediterraneo ed in modo particolare in Libia. All’inizio della seconda Guerra Mondiale il Banco annoverava una notevole rete internazionale oltre che nel bacino del Mediterraneo anche in Medio Oriente ed in Africa Orientale.Una presenza internazionale che venne consolidata negli anni settanta con l’accordo di cooperazione “Europartners” stipulato con Commerzbank, Credit Lyonnais e Banco Hispano-Americano oltre all’apertura di nuove Filiali e Rappresentanze in tutti i più importanti mercati dal Nord America all’Estremo Oriente.
Ma cosa è potuto accadere di così drammatico perché il Fondo Pensioni dell’ex Banca di Roma si riducesse in poco tempo in questa assurda e, per certi versi, tragica situazione? Andiamo per ordine. Il motivo principale va ricercato in una lunga serie di investimenti azzardati e non assolutamente rispondenti ai principi di una sana e prudente gestione che dovrebbe essere perseguita quando si ha la responsabilità di gestire fondi di terze persone. Un principio talmente elementare che non si può nemmeno immaginare che amministratori di provenienza bancaria abbiano disatteso. La drammatica situazione ha coinvolto anche alcune centinaia di pensionati abruzzesi (circa) e delle loro famiglie, posto che in questa Regione l’organizzazione territoriale dell’ex Banca di Roma contava diversi sportelli bancari tra cui Pescara, L’Aquila, Teramo, Roseto, Lanciano e Vasto. Tra le operazioni finanziarie poste in essere in maniera poco oculata e prudente figurano già nel 2008 l’acquisto di obbligazioni della banca statunitense Lehman Brothers, fallita dopo soli tre mesi dall’acquisto dei titoli; nel 2015 l’investimento nel Fondo Immobiliare Idea Fimit per 11 milioni di euro (sostanzialmente l’acquisto da parte del Fondo Pensione di un terreno nel comune di Marino (Roma) di proprietà del gruppo Parnasi – all’epoca debitore di Unicredit – sul quale si sarebbe dovuto realizzare un fantomatico quartiere residenziale con guadagni a dir poco esorbitanti. Peccato che dopo solo qualche tempo il Comune di Marino ha revocato la licenza edilizia ed oggi, quella proprietà è stata svalutata a soli 0,5 milioni di euro; sempre nel 2015 l’acquisto di strumenti finanziari derivati con conseguente applicazione da parte della COVIP di sanzioni amministrative.
Ed infine, come ciliegina sulla torta, l’investimento immobiliare, per certi versi assurdo in quanto eccessivamente concentrato in un unico complesso immobiliare, vale a dire quello di Viale Tupini all’Eur, realizzato con evidente spregio di qualsiasi principio di diversificazione e riduzione del rischio e acquistato dall’ex Banco di Roma, in pieno conflitto di interesse. Da notare che questo acquisto è stato possibile (come riportato nella relazione al bilancio d’esercizio 2003 del Fondo Pensioni) grazie alla (s)vendita in tutta fretta di ben 400 appartamenti di proprietà del Fondo sulle piazze di Roma e Milano. Il successivo contratto d’affitto di tale immobile all’Eur, stipulato tra il Fondo Pensione e UNICREDIT, per un canone annuo del 5% del valore di 146 milioni – canone che avrebbe dovuto garantire ai pensionati una relativa tranquillità – alla scadenza naturale del contratto d’affitto, più o meno cinque anni fa, è stato lasciato decadere (come dimenticato!) senza che nessuno si preoccupasse, prima della scadenza, di proporre una proroga dell’affitto o di trovare altre soluzioni al problema, ben sapendo che la questione avrebbe procurato un enorme danno proprio ai pensionati dell’ex Banca di Roma, che in pratica – da quel momento – sono stati abbandonati al loro crudele destino.
Questi ultimi, attraverso l’Associazione Nazionale Pensionati della Banca di Roma, tenuto conto del parere di un primario studio legale capitolino, hanno fatto richiesta alla COVIP di accesso agli atti (6 novembre 2023) e per conoscenza al Fondo Pensioni Gruppo Unicredit. Le suddette iniziative sono state avviate con lo scopo di ottenere l’apertura di negoziati istituzionali con le fonti istitutive del Fondo, con l’Autorità di vigilanza COVIP e con i Ministeri vigenti per una dignitosa risoluzione dell’intera vicenda. Con riserva, in caso di diniego, di tutelare gli interessi dei pensionati ex BdR nelle opportune sedi. Il comunicato stampa emesso dal Fondo Pensioni ex Banca di Roma è stato ripreso dalle maggiori testate giornalistiche in tutta Italia, incluso Il Sole 24 Ore, ed ha avuto una grande eco mediatica anche sulle chat locali attraverso l’interessamento dei Fiduciari Responsabili delle varie Aree territoriali del Fondo Pensione. Tutta la vicenda ha avuto sinora anche un’eco in Parlamento attraverso l’interpellanza presentata dall’Onorevole Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle. Una questione molto delicata e che per certi versi pone anche qualche dubbio, gestita malissimo soprattutto da chi aveva il dovere di controllare – e non l’ha fatto o l’ha fatto in modo molto superficiale – dove lo stesso Paese ed una delle sue istituzioni creditizie più in vista, non ne escono certamente a testa alta. Per il bene di tutti ci auguriamo comunque che una soluzione soddisfacente a tutta la vicenda possa essere raggiunta prima o poi.
(Vasto Domani-Novembre 2023)
Mi ricorda molto le vicissitudini dell’acquisto da parte di Berlusconi della villa S. Martino di Arcore
Come da molti osservato a noi pensionati ex Banca di Roma non è stata concessa la cosiddetta zainettatura della prestazione. Cosa che invece è stata concessa alle altre banche confluite in Unicredit creando così una evidente disparità di trattamento.
Esaustivo e penetrante.
Bravo.!!!
Forse l’attuale momento politico non sarà favorevole per una presa di coscienza da parte dei responsabili di banca.