LANCIANO – La scuola secondaria di I° grado “G. Mazzini” facente parte del Comprensivo “M. Bosco” di Lanciano, sta ospitando da ieri una delegazione di 44 alunni e 4 docenti dell’Istituto liceale “Balassi Balint Nyolcevfolyamos Gimnazium” di Budapest (Ungheria), fino a sabato 25 novembre 2023.
Il progetto di interscambio culturale è nato dalla collaborazione che da anni ormai l’Istituto porta avanti con l’associazione culturale “Il Mastrogiurato”. Il progetto rappresenta un’importante opportunità formativa e di crescita personale, linguistica e culturale per i nostri alunni. Gli studenti di Budapest sono ospitati dalle famiglie degli alunni delle classi seconde, modalità di accoglienza che permette una concreta integrazione nella cultura del Paese ospitante, facendo interagire maggiormente gli alunni dei due istituti, nel condividere interessi, abitudini e tradizioni.
«Gli alunni ospiti, – si legge in una nota dell’Istituto – non solo parteciperanno attivamente alle lezioni e alle attività della settimana scolastica, ma saranno edotti dai nostri allievi che li guideranno sulle bellezze storiche, naturalistiche e gastronomiche del nostro territorio. Infatti oggi hanno visitato l’Abbazia di San Giovanni in Venere, la Costa dei Trabocchi, il Castello Aragonese e il MUBA di Ortona; domani pomeriggio visiteranno la città di Lanciano; sempre insieme ai nostri alunni, la mattina di giovedì 23 novembre, saranno ospiti di una delle eccellenze aziendali e gastronomiche abruzzesi: un noto pastificio a Fara San Martino, conosciuto in tutto il mondo, che si ringrazia sentitamente per l’apertura straordinaria e faranno il percorso nei luoghi della memoria del “Campo di internamento di Casoli” (1940-1943).
Nel pomeriggio saranno al castello di Roccascalegna per poi trasferirsi nel Borgo antico di Gessopalena. Il prossimo anno scolastico saranno gli studenti della scuola di Lanciano a partire per Budapest, «per continuare il processo di integrazione e rafforzare i legami di amicizia e solidarietà intrapresi, all’insegna di un’Europa unita», conclude la nota.
