VASTO – «Nessuno è senza talento!». È il grande tema che ci viene consegnato attraverso il capitolo 25 di Matteo.
Gesù, attraverso la parabola, ci dice che un uomo – un padrone che ha tante risorse e proprietà – deve andare lontano. Ma prima affida ai suoi servi dei talenti. A uno 5, a un altro 2 e all’ultimo servo un talento. Ed è bello il passaggio biblico in cui ci viene detto: «…secondo le capacità di ciascuno», poi partì.
Si tratta di un signore che conosce le capacità di questi servi e non lascia nessuno a mani vuote: a tutti affida qualcosa da gestire. Tutti, insomma, abbiamo ricevuto qualcosa da Dio. Accorgersene e soprattutto mettersi al lavoro per far fruttificare quei talenti è il nostro compito, tant’è che al ritorno quel padrone scoprirà che il primo servo, da 5 ha ottenuto altri 5 talenti, e così anche il secondo. Ed è forte la risposta che ci viene consegnata nel Vangelo: «Sei stato fedele nel poco». Ma come? Cinque talenti erano comunque poco…così come quei due talenti! C’è un di più che quel padrone vuole ancora donare: «Ti darò potere su molto. Prendi parte alla gioia del tuo padrone»: ecco il di più…
Dal sentirti legato ad alcune cose o responsabilità a sentire la gioia di appartenere a qualcuno. In fondo quel padrone è felice di condividere la gioia, si rallegra del lavoro fatto da quel servo e vive la comunione, la relazione gioiosa e amicale con quei primi due servi. E poi, c’è l’ultimo che, invece, ha sotterrato il talento. Eh sì, c’è qualcosa di peggio che sbagliare. Non dovremmo avere paura di sbagliare quando cerchiamo il bene e vogliamo fare qualcosa di buono. Sì, perché c’è qualcosa di peggiore che sbagliare ed è quello di rimanere prigionieri della paura, di sotterrare il talento, quindi sotterrare la vita, seppellirsi da vivi. Si nasconde a sé stesso e si convince di non aver ricevuto nulla perché si è fatto un’idea sbagliata di sé, e ancor peggio di Dio.
«Signore, so che sei un uomo duro che mieti dove non hai seminato, che raccogli dove non hai sparso»: ecco l’idea che si era fatto del suo padrone. «Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra. Ecco ciò che è tuo!». Povero servo che non ha capito la gioia e l’obiettivo di quel padrone che era di vederlo impegnato nell’investire quel talento nelle cose buone. Scopriremo che quel padrone punirà quel servo malvagio e pigro e che quel talento lo darà a chi ne ha già 10.
Ecco, la bella notizia: il padrone non si è ripreso nulla per sé perché la sua gioia è nel vederci nella gioia. Non sotterriamo il talento, non sotterriamo la nostra vita, ma investiamo il nostro tempo e le nostre energie per il bene nostro e degli altri.
Buona domenica a tutti!