di Nicola D’Adamo
VASTO – Non sappiamo come verrà trattato il tema della “desertificazione” commerciale dei nostri centri storici e delle immediate periferie, ma proviamo a fare qualche riflessione.
Il 15 maggio scorso “Il Sole 24 ore” titolava : “Allarme da Confcommercio: perse 100mila attività in un decennio”. Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante. Solo il turismo aiuta la crescita di alberghi, bar e ristoranti. Queste le conclusioni dell’Ufficio Studi di Confcommercio nell’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”.
“Nelle città medio-grandi scatta l’allarme desertificazione – scrive Il Sole 24 ore – cambia pelle anche il tessuto commerciale nei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e con sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), con attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%)”.
Gli ultimi due dati – ristorazione (+4%) e alloggi (+43%) – sono perfettamente in linea con quanto sta avvenendo a Vasto. B&B e case vacanze sono l’altro specchio della rivoluzione in corso nella maggior parte dei centri storici. È la vittoria delle “città svago” dove i residenti si assottigliano, i visitatori aumentano.
“Ma il frenetico turnover delle insegne – afferma la Confcommercio – non basta a coprire i vuoti. L’affettuosa ma spaesata clientela ondeggia verso gli ipermercati di periferia o le superfici specializzate, oppure partecipa al rito onnivoro dell’acquisto online, fatalmente dominato dai maggiori player di settore”.
È chiaro a tutti quindi che la situazione ad oggi è già drammatica e diventerà ancor più difficile nell’immediato futuro.
Questo è il contesto in cui si troverà ad operare la futura Giunta Regionale, questi sono i problemi a cui dovrà dare risposta.
Ma le strategie da mettere in campo per contrastare la desertificazione commerciale, non sono facili. Le nostre città appaiono spesso indebolite dalle grandi modificazioni che si stanno sviluppando a livello globale e specialmente i centri minori non sempre sono all’altezza di recepire il rapido cambiamento impresso per esempio dalla digitalizzazione sui nostri modi di vivere, produrre, acquistare e comunicare.
Le associazioni di categoria sono molto preoccupate e lanciano messaggi alla politica.
Il 3 novembre scorso la Confesercenti Abruzzo ha diffuso un allarmante comunicato sulla situazione nella nostra regione: “Il crollo delle nuove aperture di negozi in Abruzzo è più grave della media nazionale. Secondo una ricerca dell’Osservatorio Confesercenti, se nel 2013 avevano aperto in Abruzzo 1.039 nuove attività commerciali, nel 2023 siamo a quota 463, il 6 per cento in meno rispetto allo scorso anno e il 55 per cento in meno rispetto al 2013. Fra le regioni del sud è il dato più allarmante, il dato peggiore anche rispetto alle altre regioni adriatiche”.
Il rischio è che il commercio al dettaglio scompaia non solo dai centri minori, ma ormai anche dai centri medi e medio-grandi della nostra regione. Secondo la Confesercenti Abruzzo “le nuove generazioni sono spaventate da una burocrazia asfissiante, da una concorrenza senza regole delle grandi piattaforme del commercio elettronico, da margini sempre più sottili e da una difficoltà ormai strutturale di accesso al credito, che non accenna a invertire la tendenza”.
Si rende indispensabile un intervento regolatore dello Stato per normare la concorrenza fra il commercio fisico e le piattaforme online, ma sono necessari anche altri interventi da parte della Regione che “può aiutare il ricambio generazionale anche con strumenti incentivanti innovativi. Non bisogna dunque aspettare per forza interventi da parte dello Stato, che sarebbero senza dubbio più incisivi: se altre regioni registrano numeri meno allarmanti dell’Abruzzo vuol dire che si può provare ad invertire la rotta”, conclude la Confesercenti Abruzzo.
Il messaggio a chi governerà l’Abruzzo per i prossimi cinque anni è estremamente chiaro: ridisegnare il futuro del Commercio nella nostra Regione; trovare nuove strategie che fanno leva sulle peculiarità e potenzialità tipiche dei nostri territori; predisporre strategie nuove e normative adeguate che diano soddisfacenti risultati. In sostanza è fondamentale e urgente intervenire in un comparto che rappresenta una delle voci più importanti della nostra economia e dà lavoro a migliaia di persone.