CELENZA SUL TRIGNO – Il docente e scrittore Domenicangelo Litterio, già dirigente scolastico, ha scritto una nota di riflessione in merito alle scuole, specialmente quelle ancora attive nei paesi delle zone interne e di montagna, e l’ha indirizzata al presidente della Regione, Marco Marsilio, a quello della Provincia, Francesco Menna, e a «quanti sono impegnati nella difesa degli istituti scolastici e del diritto all’istruzione».
«Ogni intervento promosso per garantire il diritto allo studio – scrive nella nota Litterio – è un passo decisivo di contrasto allo spopolamento e di riequilibrio socio-economico tra le diverse parti del territorio, dopo settant’anni di movimento unidirezionale monte-mare. Il mio contributo, anche sugli esiti di studi e ricerche del movimento Difesa delle zone interne, si riferisce a un problema specifico all’interno del più grande e complesso disegno di accorpamento degli istituti scolastici nella nostra regione: il problema del funzionamento delle classi per numero di frequentanti».
«Il tema riguarda il metodo, o se volete, il criterio adottato, – prosegue – per autorizzare il funzionamento delle classi, e cioè quello di avere un determinato numero di frequentanti, laddove in partenza si sa che il numero non può esserci e non c’è. Questo criterio è la condanna a morte delle scuole di paese perché se anche si abbassa il numero ma non si arresta lo spopolamento, il numero diminuirà ancora e non sarà più difendibile la proposta di abbassarlo ulteriormente. Per i paesi vanno trovati e adottati nuovi criteri per il funzionamento delle classi che non possono essere più quelli tradizionali spazio-tempo con livelli di età. È tempo di acquisire e adottare il criterio di aule reali-virtuali, a livelli di conoscenza della materia da studiare, indipendentemente dall’età dei frequentanti. E parlare di aule della materia, non di classi delle persone».
«Sollecito – aggiunge il professor Litterio – a verificare l’importante ruolo che potrebbero svolgere le scuole dei paesi su questo versante di nuova sperimentazione, applicando profili didattici e pedagogici, dotazioni di conoscenza su piattaforme tecnologiche oggi attive anche su servizi diversi, come la sanità, il commercio, la comunicazione. La nuova tecnologia e i suoi strumenti possono essere determinanti per creare “comunità” non soltanto per l’istruzione, ma anche per tanti altri settori nei quali gli uomini si ritrovano sostanzialmente soli, e non di rado smarriti, anche nei contesti metropolitani, in tempi di neutralità morale».
«È di tutta evidenza – conclude la nota – il fatto che per attivare un processo sperimentale di questo tipo occorrono risorse adeguate non soltanto per la predisposizione degli ambienti, l’acquisto del materiale da utilizzare e la gestione del sistema, ma anche per la formazione specifica dei docenti destinati al nuovo compito. In questo caso è importante utilizzare, oltre alle risorse statali e regionali, quelle del Pnrr: reperire e spendere soldi per la cultura e l’istruzione».