VASTO – Il 14 novembre 2020 moriva Marco Rapino, un uomo e un archeologo cui Vasto e il comprensorio devono moltissimo. Marco Rapino è stato un esploratore di grande levatura, un appassionato e stimato docente («sostenne attività didattica nelle scuole» – precisa Davide Aquilano), le cui opere e gesta lo collocano tra i personaggi vastesi più influenti degli anni Ottanta.
La sua figura era legata in maniera indissolubile al mondo dello scoutismo, dove ricoprì il ruolo di capo per moltissimi anni. Sensibile, attento, umoristico, nelle parole di chi lo ha vissuto emerge ancora tanto della sua personalità. Come nei ricordi di Mariolina Di Casoli, amica storica, trasferitasi a Pescara da oltre trent’anni.
«La sua assenza continua a pesare profondamente. Conservo ancora il suo numero di telefono e i suoi messaggi nel mio cellulare. Aveva un animo generoso e custodiva la capacità di donarsi agli altri. Nonostante il mio interesse per gli scavi archeologici, ai quali mi invitava spesso, la mia claustrofobia mi impediva di condividere completamente quelle esperienze. Ammiravo la sua capacità di infilarsi ovunque. Ricordo il giorno in cui mi portò, insieme ad altri amici, nelle grotte di Furci. Io stavo per morire (ride ndr). Di Marco mi manca la sua genialità, l’affetto e le sue straordinarie foto, capaci di catturare l’essenza dell’attimo. In quelle immagini mi rivedevo, sentivo l’emozione nel mio cuore».
Amante dell’avventura e delle sfide impegnative, Rapino aveva sempre idee innovative: «Ricordo ancora con gioia quando realizzammo la recita di Pasqua – afferma Fernando Desiati dall’Australia. Indossavo un’armatura da soldato romano. Per l’occasione, sperimentai la prima calzamaglia in chiesa con un misto di eccitazione e imbarazzo (ride ndr). Negli anni dal 1981 al 1984, che corrispondono ai miei 12-16 anni, ho avuto la fortuna di apprezzare le sue doti. Insieme abbiamo dormito all’addiaccio, trascorso notti nei boschi in alta montagna, camminato a piedi fino a San Giovanni in Venere, attraversato nel fango il fiume Sangro. È sempre stata una persona disponibile. Personalmente mi è rimasto nel cuore».
Nella sua lunga esperienza a favore dei giovani, Rapino fu promotore del ritorno di “Due Note a Vasto”, la cui organizzazione era stata sospesa qualche anno prima. La serata ebbe inizio il 23 maggio 1992, giorno dell’attentato a Giovanni Falcone. La sera seguente, fu proprio l’archeologo a prendere parola, sottolineando l’importanza di esprimersi in generale, e nello specifico attraverso la musica, per sconfiggere le mafie.
«Per le edizioni 1992 e 1993 creò un gruppo che si occupò dell’organizzazione, coinvolgendo persone come me, che avevano già interrotto il percorso scout, ma che a suo avviso potevano dare una mano ad organizzare uno spazio di partecipazione inclusivo, libero, non competitivo, in cui partecipare equivaleva a vincere – spiega Gianlorenzo Molino. Ci trovammo molto bene a lavorare insieme, tanto che subito dopo l’organizzazione della pima edizione, decidemmo di non disperdere questo potenziale e di provare a fare altro. Di lì a poco nacque la Cooperativa Parsifal, di cui fummo i soci fondatori, che ha svolto diverse attività per poi specializzarsi nel campo dell’archeologia e che tutt’ora è in attività».
Proprio la Cooperativa Parsifal rappresentò gran parte della vita di Marco Rapino. Al suo fianco, fra i tanti, Davide Aquilano: «Era il 1991. Fondammo questa realtà per svolgere attività professionali legate ai beni culturali, quali mostre, eventi, scavi e catalogazioni. Non si trattava di volontariato, bensì di un’impresa che ha lasciato un segno significativo nel campo della valorizzazione del patrimonio culturale. Iniziammo con gli scavi archeologici. I primi furono seguiti a Monte Pallano, Fonte San Nicola di San Buono, Schiavi di Abruzzo e poi tante altre località. San Salvo è stato il palcoscenico di uno dei più interessanti cantieri di archeologia urbana in Italia tra il 2000 e il 2006, culminato con la creazione del Parco Archeologico del Quadrilatero, anch’esso allestito dalla Cooperativa Parsifal. Marco si distinse per la gestione grafica e comunicativa, contribuendo a creare musei non solo composti da pannelli informativi, ma da un sistema organico di collegamenti che garantiscono una fruizione chiara e approfondita. Archeologia didattica nelle scuole, schiavi archeologici, archeologia preventiva: sono state queste principalmente le attività svolte. Marco Rapino teneva le file di tutto. Un organizzatore perfetto. Un vero e proprio manager».
Ho conosciuto Marco come capo scout di mio figlio ed anche come guida con le mie classi come archeologo alla scoperta della Vasto antica.Un giovane vivo,entusiasta,educato e tanto altro,la sua scomparsa mi addolora ancora.