ABRUZZO – Le differenze salariali tra il Nord e il Sud dell’Italia rimangono una questione centrale in un Paese diviso in termini economici. Nel 2021, la retribuzione media lorda annua dei lavoratori dipendenti nel settore privato di Milano raggiungeva i 31.202 euro, mentre a Palermo scendeva a 16.349 euro.
L’Abruzzo, posizionato nel centro dello stivale italiano, presenta dati retributivi inferiori alla media nazionale, attestandosi a 21.868 euro. Le province abruzzesi mostrano un notevole divario rispetto alle aree più prosperose del Nord: Chieti è al primo posto con 19.366 euro, seguita da L’Aquila con 17.653, Pescara con 17.612 e Teramo con 16.542.
L’Ufficio studi della Cgia ha evidenziato che la contrattazione collettiva nazionale del lavoro (CCNL), in un tentativo di affrontare le disuguaglianze salariali tra le regioni, ha avuto solo un successo parziale. Le multinazionali, le imprese medio-grandi e le società finanziarie sono prevalentemente localizzate nelle aree metropolitane del Nord, riconoscendo stipendi più elevati ai propri dipendenti.
Queste aziende impiegano personale con qualifiche professionali molto elevate, come manager, dirigenti, quadri e tecnici, i cui salari contribuiscono alla disparità. Inoltre, il lavoro irregolare è più diffuso nel Mezzogiorno, contribuendo a una riduzione dei salari contrattualizzati in settori come l’agricoltura, i servizi alla persona e il commercio.